Lettera22 aderisce alla manifestazione indetta dalla FNSI per la libertà di stampa, sabato 19 alle ore 16, a piazza del Popolo a Roma. Questo commento è un modo per spiegare perché un'associazione di freelance, non inquadrate nelle redazioni dei grandi giornali, aderisce a una manifestazione di questo tipo
Ognuno di noi “letterini”, nella nostra tradizione, aderisce a questa manifestazione forse con uno spirito diverso. Col suo personale. Ognuno ci vede qualcosa che va difeso o salvaguardato. E nonostante i giusti distinguo – quanta responsabilità abbiamo come giornalisti proprio per il fatto che qui siamo arrivati? - a me sembra giusto andare in piazza sabato. Ma non solo per una motivazione ideale. C'è un motivo stringente, vorrei dire pragmatico che mi obbliga a farlo. E che vi vorrei spiegare, cari lettori.
Quando il presidente del Consiglio del mio paese minaccia un giornale o consiglia di non farvi affluire pubblicità, di non leggerlo, di non comprarlo, non è esattamente come se io sconsiglio a qualcuno di vedere un film. E' una forma di intimidazione più o meno diretta che, se colpisce oggi Repubblica, finirà domani o dopo per colpire anche me, giornalista di una piccola navicella nel mercato editoriale italiano. E se i giornali per cui lavoriamo – intimiditi – chiudessero i rubinetti, rarefacessero le comande o, peggio ancora, le modulassero per farle andar bene a questo o quel politico...?
Ecco allora, vedete bene, che il problema è di tutti: di Repubblica o della terza rete Rai, del Manifesto minacciato dalla legge sull'editoria o di qualsiasi altro giornale o direttore che prima di scrivere o far scrivere ci pensa due volte. Interessa a noi, che dipendiamo economicamente dal mercato editoriale, ma interessa anche voi lettori. Voi lettori di Lettera22. Se un grande giornale è in difficoltà o viene messo in difficoltà (i tagli alla pubblicità possono essere mortali) anche Lettera22 verrà spazzata via di conserva. Lei e la sua pomposa dicitura “associazione indipendente di giornalisti”. Ma anche voi non avrete più la nostra informazione che, certo, ha tanti difetti ma che cerca sempre di seguire la “linea ferroviaria”, l'unica che un giornalista che si occupa delle cose estere debba seguire.
E poiché, né noi né voi, vogliamo che i binari finiscano in un tunnel cieco...ecco perché vado sabato a manifestare. Da giornalista e da lettore. Estendo il pragmatico invito anche a voi, quale che sia la vostra professione e anche se avete la fortuna e il piacere di non fare nulla. Un tempo, libero, che si occupa volentieri leggendo il giornale, ascoltando la radio, guardando la tv.
1 commento:
ci fai sapere come è andata?
Ciao
Posta un commento