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giovedì 28 gennaio 2010

CANCELLA IL TALEBANO

Alla vigilia della coinferenza di Londra altri segnali distensivi. Comincia l'Onu con cinque ex capi talebani. Piccoli passi verso un grande negoziato?


Per ora
è solo un segnale. Piccolo ma significativo. Le Nazioni unite hanno cancellato le sanzioni che gravavano su cinque ex talebani di rango che militavano nel passato regime guidato da mullah Omar e in odore di qaedismo. Ora potranno liberamente viaggiare e vedersi scongelare beni e proprietà.
Il primo nome è quello di Abdul Wakil Mutawakil, già ministro degli Esteri talebano e ora tra i mediatori nei complessi tentativi sotto traccia di negoziato con la guerriglia. Il tratto di penna comprende anche Faiz Mohammad Faizan, ex vice ministro al Commercio, Shams-us-Safa, ex funzionario degli Esteri, Mohammad Musa, vice del ministro per la Pianificazione, e di Abdul Hakim, numero2 al dicastero per gli Affari della frontiera. Personaggi abbastanza di spicco ma che ormai si sono lasciati il fucile alle spalle. Uomini tra l'altro, non certo molto amati dalla rigida nomenclatura in turbante che ora governa il movimento. Ma tant'è: si tratta del primo passo che va nella direzione indicata da Kai Eide, già capo della missione Onu a Kabul, e dal presidente Karzai che, prendendo spunto dalla proposta del diplomatico norvegese di rivedere le liste nere, l'aveva rilanciata con forza da Istanbul, ospite in Turchia di un forum regionale (e nel giorno in cui Al Jazeera faceva sapere di una possibile mediazione turca tra Kabul e talebani).

E' l'argomento del giorno, ormai sulla bocca di tutti: dal capo della Difesa americano Robert Gates al generale Stanley McChrystal per finire con la signora Angela Merkel, la cancelliera di ferro che ieri ha quantificato l'assegno tedesco per il Fondo fiduciario (Trsut-Fund) che dovrebbe essere annunciato ufficialmente a Londra e che servirà a pagare chi vuole uscire dalla lotta armata: oltre 70 milioni di dollari che andranno a rendere ancora più brillante l'aiuto che Berlino intende dare all'Afghanistan sul piano della ricostruzione. Che nel 2010 dovrebbe toccare quota 430 milioni di euro!

Alla Conferenza in agenda oggi a Londra i contorni della svolta si dovrebbero conoscere in dettaglio: davanti alla sessantina di paesi riuniti nel Regno unito per discutere del futuro del paese, Karzai dovrebbe chiarire il suo piano di riconciliazione nazionale che grosso modo si muove su tre linee: soldi e lavoro per la manodopera combattente; amnistia (c'è del resto già una legge esecutiva in merito) e cancellazione di alcuni talebani dalle liste nere in cui sono iscritti (solo quella Onu ne comprende 140); il piano vero e proprio di negoziato con le gerarchie. L'aspetto più nebuloso.

La cornice e i paletti posti da Karzai sono chiari: non avere legami con Al Qaeda e accettare la Costituzione afgana. Il che esclude una serie di personaggi come ad esempio la cosiddetta filiera Haqqani, la potente famiglia che sorveglia parte della frontiera orientale del paese, controlla diverse aree in Afghanistan e conta su salde amicizie e sicuri santuari in Pakistan. Ma può facilmente includere Gulbuddin Hekmatyar, un ex mujaheddin dell'epoca sovietica, signore della guerra che controlla parte del Nord e dell'Est afgano e che ha con i talebani un'alleanza tattica. E forse anche lo stesso mullah Omar, un uomo che si è sempre dichiarato contrario al “jihad globale” propugnato da Osama e che ha cercato sempre di far apparire i talebani un movimento di liberazione nazionale, più vicino a Hezbollah o Hamas che non ad Al Qaeda. Mullah Omar, l'uomo che guiderebbe da Quetta, in Pakistan, il Consiglio direttivo, o shura, dei talebani, i suoi paletti li ha resi noti nel dicembre del 2008: il cuore del suo piano riguardava un'agenda per l'uscita di scena dei soldati della Nato e il rimpiazzo con peacekeeper forniti da paesi musulmani; amnistia; inquadramento delle milizie nell'esercito e divisione del potere a Kabul. A ben vedere ci si sta avvicinando.

Secondo alcuni osservatori, almeno una parte dei talebani sarebbe disposta sia a rimuovere il paletto della conditio sine qua non del ritiro immediato dei soldati (già il piano di Omar andava in questa direzione) sia a discutere prendendo per buona la neo Costituzione approvata sotto Karzai. All'amnistia si sta rapidamente arrivando e al reintegro dei guerriglieri nell'esercito si potrebbe giungere con facilità visto che ci saranno soldi per un'armata da 400mila soldati. La condivisione del potere a Kabul è il punto più sensibile. Ma anche quella ormai, seppur molto indigesta, non sembra più un'idea peregrina.

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