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mercoledì 13 gennaio 2010

VITTIME CIVILI

Come ogni anno anche il 2009 si è concluso in Afghanistan con un aumento delle vittime civili: 2.412 contro le 2.118 dell'anno precedente. Un aumento del 14% che contempla però anche una “buona” notizia. Sono diminuite quelle attribuibili alle forze occidentali o all'esercito afgano mentre l'opposizione armata ha ucciso 530 persone in più rispetto all'anno prima, un aumento del 41%.

La buona novella, contenuta nel ciclico rapporto della missione Onu a Kabul (Unama), è una magra consolazione: aumentano gli attacchi suicidi e le vittime innocenti uccise dai talebani che costituiscono i due terzi delle vittime civili mentre “solo” un terzo (- 28% rispetto al 2008) è da imputare alla Nato, agli americani e all'Ana (esercito afgano). Rimane infine un oscuro 8% di vittime difficilmente attribuibili. Unama, nel suo rapporto quadrimestrale (una misura introdotta dal dimissionario Kai Eide, capo della missione autosospesosi in dicembre con quattro mesi di anticipo sulla fine del mandato) rileva che ciò si deve a un più attento uso della forza da parte governativa.

Ma rileva anche che 359 persone sono state uccise durante raid aerei il che costituisce il 61% delle vittime imputabili alla coalizione e che Nato, americani ed esercito afgano hanno condotto una serie di operativi con un uso eccessivo della forza che ha comportato distruzione di proprietà e “insensibilità culturali” specie nei riguardi delle donne. Oltre al fatto che, nota ancora Unama, la vicinanza di caserme in luoghi abitati diventa un inevitabile fattore di rischio per i civili.

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