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domenica 10 gennaio 2010

KARZAI CI RIPROVA...E FORSE ARRIVA DE MISTURA


Karzai ci riprova e, con in tasca una nuova lista di ministri, si ripresenta in parlamento. Secondo le indiscrezioni la lista era bell'e pronta già alcuni giorni fa quando, a fine dicembre e dopo mesi di trattative, il neo presidente si era presentato in parlamento ad affrontare il voto di fiducia sul suo nuovo gabinetto, bocciato per 17 candidature su 24. Secondo indiscrezioni Karzai sapeva che il parlamento avrebbe posto il veto su nomi della portata di Ismail Khan, il padre padrone di Herat, che non aveva potuto escludere dalla lista e aveva già pronta quella nuova. Presentata ieri dal vice-presidente Karim Khalili comprende 16 nomi, compreso il candidato agli esteri al posto dell'ex capo della diplomazia Spanta, posto che vuole per un suo fedelissimo: il capo della Sicurezza Zalmay Rasul. In totale ci sono 14 new entry assolute e solo due ex ministri (Zarar Mohammad Moqbel e Amina Afzali).

La nuova lista è assai più digeribile, sia per gli afgani, sia per la comunità internazionale: contiene, oltre alla già citata Amina Afzali, già ministro alla Gioventù e ora al Welfare, altre due donne (nella prima ce n'era solo una, bocciata) ai dicasteri di Sanità e Affari femminili: tutti, o quasi, personaggi assai meno compromessi con le signorie della guerra che avevano preso il posto in lista nella prima presentata al parlamento. Se tutto andrà bene, col nuovo esecutivo, davvero nuovo perché non è più la fotocopia del precedente, Karzai sarà più forte e potrà contare su un gabinetto più fedele, puntando a una maggiore stabilità. Mancano ancora due nomi per il ministero dell'Energia (già di Ismail Khan) e le Telecomunicazioni.

Ma non sono
le uniche novità della giornata. E se, sul piano militare, il Times di Londra racconta che le forze britanniche in Afghanistan potrebbero presto ritirarsi dalla provincia di Helmand, roccaforte dei talebani, cedendo agli americani la posizione di prima linea, sul sito di Foreign Policy prende forma la candidatura di Staffan De Mistura a capo di Unama, la missione Onu a Kabul il cui posto è vacante dopo che il reggente, Kai Eide, ha lasciato con quattro mesi di anticipo sulla scadenza naturale.

Sul fronte Onu siamo di fronte a indiscrezioni ma, questa volta, non anonime. Richard Holbrooke, l'inviato speciale Usa per la regione, ha caldeggiato con Foreign Policy la candidatura di Staffan De Mistura, l'italo norvegese ora vice direttore esecutivo del Programma alimentare mondiale con sede a Roma. Ma una decisione ufficiale ancora non c'è da parte del palazzo di Vetro. Solo qualche giorno fa il New York Times aveva sponsorizzato il francese Jean-Marie Guéhenno, uno dei tre nomi nella rosa dei candidati con il britannico Ian Martin. De Mistura è già stato in Afghanistan, dal 1988 al 1991, come direttore dell'ufficio per il fundraising e le relazioni esterne dell'Onu. Ma è anche molto stimato, sottolinea FP, negli Usa: dal National Security Advisor di Obama, Jim Jones, dal generale David Petraeus e da Karl Eikenberry, attuale ambasciatore americano a Kabul. Se i ben informati dicono che la candidatura di Martin era solo di bandiera e dunque senza speranze, la decisione di De Mistura dipende in realtà soprattutto da lui. Dopo un numero enorme di missioni, dall'Irak alla Somalia, il diplomatico Onu che gode di ottima fama non sembrerebbe intenzionatissimo a prendersi questa ennesima gatta da pelare. Per questo, pur essendo un sottosegretario, avrebbe accettato di fare il numero 2 pur di restarsene tranquillo a Roma. A meno che non glielo chieda direttamente Ban Ki-moon.

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