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mercoledì 17 febbraio 2010

OPERAZIONE "INSIEME", QUARTO GIORNO

Mentre dal Pakistan arriva la notizia di un arresto eccellente della gerarchia talebana – mullah Baradar, numero 2 della cupola in turbante - l'Operazione Moshtarak va avanti. Con difficoltà. Difficoltà reciproca, sia per i talebani, sia per la Nato che vi starebbe impiegando circa 7mila uomini, in larghissima maggioranza americani e britannici, accompagnati da un numero equivalente di soldati afgani e da diverse centinaia di poliziotti cui spetterebbe il compito di prendere poi in consegna le zone “liberate”.

L'avanzata delle truppe Nato è ritardata dai famosi “Ied”, gli ordigni di fabbricazione locale con cui i talebani hanno disseminato strade e campi e che, assieme ai cecchini, sono il pericolo maggiore. Le forze talebane (valutate tra 500 e mille guerriglieri) si sarebbero già ritirate lasciando alle mine e ai cecchini, difficili da individuare, il compito di opporre resistenza a un'avanzata che la guerriglia sa di poter solo rallentare. Quanto durerà? Difficile dirlo anche se quel che è certo è che non si tratta di una passeggiata, pur se l'esito è abbastanza scontato.

Il brutto verrà dopo: una volta conclusa la seconda fase dell'Operazione Moshtarak (“Insieme” in lingua dari), quella della battaglia di terra preannunciata da bombardamenti durati circa una settimana, sarà infatti necessario fare i conti con la capacità di “tenere” le aree conquistate (per ora i distretti di Marjah e Nad Ali). Ma la guerra potrebbe anche dilagare altrove se è vero che circa 2mila abitanti di Nimroz, provincia attigua all'Helmand (sudovest) e apparentemente non interessata dall'offensiva, hanno lasciato la propria area di residenza per raggiungere le altre famiglie (in totale quasi 1500) già sfollate dall'Helmand a Lashkargah, la capitale provinciale, per un totale di quasi 9mila anime. Secondo quanto denunciato dai medici dell'ospedale di Emergency, e confermato al Riformista da fonti locali, i check point militari sulle strade che conducono alla prima linea bloccano il passaggio di chi cerca di uscirne e soprattutto dei feriti in cerca di soccorso. Risulta così complicato capire le conseguenze dell'offensiva sul piano delle vittime civili.


A quanto risulta facendo un calcolo sulle diverse informative, i morti tra i civili sarebbero almeno 17 cui si aggiungerebbero, riportava la Bbc, altre cinque persone uccise per errore perché ritenute essere in procinto di piazzare, nella vicina provincia di Kandahar, una mina lungo una strada. I numeri sugli insorti sono invece confermati da più fonti: 27, tra cui almeno sei “stranieri”. Altri 11 talebani sono agli arresti. Altri si sarebbero dati alla fuga bruciando le proprie armi per non lasciarle cadere in mano Nato.

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