Un'abilità pervicacemente disastrosa che, ciclicamente e ripetutamente continua a servirsi dei bombardamenti aerei, fa della guerra afgana l'ennesimo spot di una macelleria a buon mercato. Un convoglio “sospetto” viene identificato domenica in Uruzgan. E' la solita carovana di poveracci in fuga dal terreno della guerra che la guerra è destinata a reincontrare dall'aria. Chissà c'è forse anche qualche “talebano” tra loro.
Di certo ci sono tra 33 civili (27 secondo altre fonti), tra cui donne e bambini, che perdono la propria vita. Un numero di vittime, con un colpo solo, che sembra pari a quello che la Nato ha fatto in dieci giorni con l'Operazione Moshtarak nell'Helmand, la regione appena sotto Uruzgan.
Qualche solerte comandante però non deve essersi reso conto che il mondo sta guadando con attenzione come Moshtarak viene condotta anche per verificare se se è vero che “non sarà un'altra Falluja”, l'esercizio di macelleria irachena messo in atto dalle truppe americane qualche anno fa. Ma ecco che l'immagine di Falluja, dei morti troppo facili, delle stragi a costo zero fabbricate con una disattenzione feroce nei confronti dei civili, torna a farsi viva.
Lo spettro della morte che un'operazione asettica, come il generale McChrystal, comandante in capo delle truppe americane e della Nato/Isaf in Afghanistan, avrebbe voluto appunto evitare, test di un nuovo modus operandi. Non un'altra Falluja insomma. Non un'altra Kunduz, Balalboluk, Herat, Nangharar per citare alcune delle stragi più recenti effetto di raid aerei....
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