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venerdì 14 maggio 2010

PACIFISTI, GENERALI E LA PERUGIA ASSISI

Pensierini a cielo aperto (e aihmé) nuvoloso alla vigilia della Marcia per eccellenza del movimento per la pace italiano. Eccellenza che però non è condivisa da tutti. Nel darne sommariamente conto mi chiedo se non sia colpa anche di quell'incontro tra Vincenzo Camporini e Flavio Lotti

Nell'articolo Il pacifista e il genereale, scritto a due mani con Ritanna Armeni, ho dato conto di un incontro storico, non tanto tra Flavio Lotti e Vincenzo Camporini tre giorni fa a Roma, quanto tra un personaggio assai rappresentativo e intellettualmente onesto del pacifismo italiano e un generale che non è un soldato qualsiasi ma il capo di Stato maggiore della Difesa, ossia il capo dei capi dei soldati. Considero anche lui, che conosco assai meno di Lotti col quale condivido anche l'impegno per la pace e contro la guerra, intellettualmente onesto e, se devo dirla tutta, anche piuttosto coraggioso ad aver accettato quell'invito.

La cosa infatti non è passata inosservata e non tanto per la buona copertura di stampa ma per le reazioni che ha suscitato. Molto interesse in alcuni, ostracismo in altri. Parlo ovviamente del movimento pacifista, non di quello militare di cui non sappiamo per una tradizionale reticenza ad affrontare in pubblico dibattiti interni che però l'incontro deve aver suscitato (anche nel governo credo: cosa ne avrà pensato il “ministro in divisa” Ignazio La Russa?). Riporto qui la lettera che mi ha inviato Massimo Paolicelli, presidente Associazione Obiettori Nonviolenti mi ha mandato per mail. E' uno spunto di riflessione, come si dice

Per motivi di lavoro non ho potuto seguire tutto l’incontro di ieri, se non la parte andata in diretta su Rai news 24, ma, ho letto tutte le agenzie e gli articoli usciti sulla stampa di oggi. Proprio per questo sono pronto a ricredermi della lettura se alcune cose che dico non corrispondono alla realtà del dibattito. Premesso che condivido le opinioni già espresse in Rete Disarmo sull’assenza della Nonviolenza e del Disarmo, tanto che si è addirittura arrivati a dire che in fondo siamo uguali, abbiamo gli stessi obiettivi (la pace) e che in fondo i migliori pacifisti sono i militari che conoscono la guerra (questo lo ha detto il Generale)! Io posso tranquillamente dialogare con un militare, ma con la consapevolezza delle molte diversità, che oltretutto sono una ricchezza. Il mio fine ultimo è quello che il pacifismo scompaia perché non ci sono più guerre, ma il fine ultimo delle Forze Armate non è la loro scomparsa perché non ci sono più guerre. Anzi vale il motto del buon Albertone nazionale (Sordi) “finchè c’è guerra c’è speranza”!
Allora trovo aberrante scaricare tutta la colpa sull’assenza della politica, perché proprio di questa assenza si nutre il potere militare e non li rende di certo vittime. Si decide di fare la Cavour, salvo poi affermare (quando è pronta) che è inutile, ma questa scelta l’hanno fatta al 90% i militari. Quegli stessi che poi magari a fine carriera transitano per consigli di amministrazione dell’industria bellica. Mi fermo qui, perché abbiamo trattato ampiamente la questione con Francesco sul “Caro armato”. Tranne il Generale Mini, non trovo altri supporter nei vertici militari che sostengano FFAA dell’Unione Europea, perché ovviamente vorrebbe dire una enorme perdita di poteri e privilegi. Allora l’obiettivo è tutelare la pace o tutelare la “casta”? E’ difficile poi mandare giù l’accostamento del nostro Paese al Giappone sconfitto nel dopoguerra…!!!
In quanto allo zaino con i libri sull’Afghanistan mi ha riportato alla memoria l’assoluzione totale fatta alla Folgore dal sottosegretario alla Difesa Brutti (DS) perché ci aveva trovato un iscritto ai giovani del suo partito. Da quando in qua una rondine fa primavera? E’ di buon auspicio, ma da qui a farne una questione di “cambiamento climatico…”
!

Non è stata l'unica reazione: una pacifista ha scritto a Lotti piuttosto inviperita e Lotti le ha garbatamente risposto. A partire da quella missiva, il sito Pelapace.it ha postato un sondaggio su “abbiamo fatto bene o male?”, i cui risultati sono da vedere.
Cosa ne concludo? Che l'incontro ha sortito l'effetto desiderato: far discutere e anche forte. Non so quanto ciò sia utile per i militari (anche se penso che in molti lo apprezzino) ma certo fa bene al movimento per la pace. Quando si mettono in crisi le certezze, quando si avanzano dubbi (cercando soluzioni) si va, mi pare, avanti.
E visto che siamo in tema di passi, dirò che sto scrivendo da Perugia, alla vigilia della Perugia Assisi, la più nota camminata del pacifismo italiano. O no? Già, perché per qualcuno è no: tempo di distinguo e non è la prima volta. Ma chissà (come per altro ha scritto l'inviperita pacifista), chissà che Camporini non abbia aiutato chi vuole prendere le distanze da Lotti e compagni da molti considerati troppo “moderati”. Emergency ad esempio.

Fino a ieri tutti abbiamo detto, scritto, vestito “Io sto con Emergency” ma oggi mi accorgo che Emergency non sta con noi. Anzi, che ha vietato ai ragazzi di Perugia, che volevano mettere il banchetto alla marcia con gadget e magliette, che no, alla passeggiata multicolore non si va nemmeno col banchetto. Non è piaciuta molto questa mossa a cui per altro la Tavola della pace ha evitato di dare pubblicità. Ha me però la decisione ha lasciato molto perplesso. Spero che sia un caso limite. Anzi, spero che Emergency mi smentisca e dica, scriva che ho preso un abbaglio. O, al contrario, spieghi perché non vuole venire a braccetto con me fino alla Rocca di Assisi. Che sia davvero colpa di Camporini, di quella stretta di mano, di un colloquio anomalo cui ho provveduto anch'io con l'inchiesta sui soldati messa in piedi con Ritanna per Radio3?

Ora scusate, lucido gli scarponi. 24 chilometri non sono pochi. Posso solo assicurarvi che non chiederò la tessera o la carta di identità al mio vicino di marcia. Potrei scoprire che è un alpino della Taurinense.

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