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giovedì 30 settembre 2010

FERRI CORTI TRA WASHINGTON E ISLAMABAD


Visto dalla piana di Jalalabad, dove il clima è ancora mite e i campi producono persino delle ottime banane, il passo di Torkham è un punto imperscrutabile nella catena montuosa che divide la provincia afgana del Nangarhar dell'agenzia di Kyber, uno dei sette distretti tribali della provincia pachistana del Pakhtunkhwa. Visto dalla città pachistana di Peshawar, dove il clima è sempre torrido, Torkham è un punto altrettanto etereo nelle altezze dei ruvidi monti che la sovrastano. Da sempre è uno snodo cruciale per il traffico di frontiera tra i due paesi: l'unico anzi praticabile nel Nord e l'unico che le centinaia di camion che devono rifornire le truppe Nato di stanza in Afghanistan possono percorrere assai più agevolmente senza passare, per la via del Sud, dalle aree afgane di Helmand e Kandahar dove guerriglia e banditi spadroneggiano. Ma ieri il passo è stato chiuso e i convogli che rifornisco le truppe, il nerbo della logistica che nutre i soldati che combattono in Afghanistan, sono stati bloccati.

Non dai talebani però, che spesso li attaccano nei parcheggi pachistani in pianura o lungo la strada per Torkham: il passo è stato chiuso dalle autorità pachistane. Una mossa inattesa che mostra il grado di tensione raggiunta in questi giorni tra Islamabad e Washington. La storia di questa tensione – raccontata già ieri da Il Riformista – ha la sua origine in un'escalation di raid aerei nelle aree tribali del Pakhtunkhwa, segnatamente nel Waziristan, dove sbagliare bersaglio è un rischio quotidiano. Ma, due giorni fa, dicono fonti pachistane, il raid ha non solo colpito ben lontano dall'area del Waziristan, ma ha addirittura ucciso alcune guardie di frontiera pachistane. E, ancor peggio, non si sarebbe trattato del solito “drone” pilotato dall'intelligence americana che ha le sue basi sia in Pakistan sia in Afghanistan e che in quest'ultimo Paese ha le basi di partenza degli aerei invisibili e “intelligenti”...

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