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sabato 9 ottobre 2010

YORKEESE CONNECTION A KABUL

Alla Post-war Reconstruction and Development Unit (Prdu) dell'Università britannica di York è facile che ci troviate uno studente afgano. O un professore italiano. E' un luogo dove da anni si lavoro sulla filiera umanitaria o sulla risoluzione dei conflitti ed è considerato uno dei capisaldi per eccellenza per la formazione di operatori umanitari, aspiranti negoziatori, volonterosi futuri funzionari dell'Onu o di Ong ma anche di qualche ministero nel proprio Paese. I suoi tentacoli sono lunghi e, se scavate, scoprirete quanti insospettati “Yorkeese” esistono dove state lavorando se siete, ad esempio, in un Paese in guerra.

A differenza dei “New Yorkeese”, i brillanti ragazzi della Grande Mela, gli Yorkese dissimulano bene e non si presentano ovviamente come tali. In realtà sono, in certi Paesi, membri di una consorteria sotterranea, di una “Yorkeese Mafia” se ci si passa l'accezione in positivo del termine. In Afghanistan questa rete è ben presente nei posti chiave e attraversa una generazione di quaranta-cinquantenni che rappresentano per questo Paese una risorsa importante. Fa eccezione Ahmad Fahim Hakim, attuale numero due della Commissione indipendente dei diritti umani, la cui responsabile era nientemeno candidata al Nobel. Ma solo perché Fahim è stato il secondo studente afgano ad andare a York ormai diversi anni fa. Uomo brillante e con una lunga carriera alle spalle ride quando scopriamo l'altarino.

Della “Yorkeese Connection”
fa parte Najib Amin, segretario del Consiglio dei ministri afgani, un giovane accademico prestato alla politica che ha studiato anche a Bologna, di cui conserva un ottimo ricordo. Yorkeese è Najila Ayubi, potente militante femminista ora in uno dei posti di comando dell'autorevole Asia Foundation. Yorkeese è Mirwais Wardak, uno dei ricercatori più in gamba del Cpao (Cooperation for Peace and Unity), uno dei centri studi più autorevoli di Kabul. Molti di loro provengono dai ranghi della facoltà di legge e scienze politiche dell'università della capitale (altra “mafia” in senso buono), un buon trampolino evidentemente per York.

Con una certa soddisfazione anche noi abbiamo vantato la nostra “Yorkeese Connection”, citando a questi signori e signore il nostro amico Gianni Rufini che colà insegna diritto umanitario e peacekeeping e che è tra le anime di “Afgana” la rete italiana che si occupa di questo Paese, nonché un prestigioso collaboratore di “Lettera22”. In una parola insomma, ci sono delle “logge” che lavorano su terreni oscuri e delle reti sotterranee che invece assolvono alla propria missione con passione e trasparenza. Non so se farà piacere all'Università di York, ma questa accademia britannica, in Afghanistan, un merito importante certamente ce l'ha

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