Proprio mentre il governo di Hamid Karzai rende noti i dati sull'aumento – del 76% nella sola settimana passata – delle vittime civili in Afghanistan, il governo americano si appresta a spingere ancora di più sulla cosiddetta strategia dei droni, l'utilizzo cioè di omicidi mirati con gli aerei senza pilota, e con operazioni delle forze speciali in territorio pachistano. La scelta riguarda il Pakistan ma coinvolge ovviamente l'Afghanistan, sia perché è il luogo di partenza degli aerei e dei commando di terra, sia perché anche in Afghanistan la politica dei bombardamenti, ribadita della revisione strategica resa nota dalla Casa bianca il 16 dicembre, resta un punto altamente critico.
La notizia di una volontà di incrementare la pressione sul Pakistan l'ha data ieri mattina il New Yor Times citando fonti anonime dell'Amministrazione che si fanno interpreti di un forte desiderio di reazione alla frustrazione diffusa dovuta alla scarsa collaborazione dei pachistani nel colpire i santuari della guerriglia. L'articolo menziona anche voci contrarie e non nasconde i rischi di un inevitabile aumento della tensione tra Washington e Islamabad. Il piano non ha ancora luce verde ma, avverte il giornale, c'è chi sta facendo forti pressioni per un'escalation delle operazioni clandestine che violano platealmente la sovranità territoriale pachistana e che sono all'origine delle maggiori frizioni tra Pakistane Stati uniti. Il giornale fa anche menzione di operazioni clandestine messe a segno dai Counterterrorism Pursuit Teams, in sostanza gruppi di miliziani afgani istruiti dall'antiterrorismo americano e dalla Cia (sarebbero almeno sei, di cui il Nyt menziona la Paktika Defense Force, attivi in Afghanistan e addestrati a operazioni speciali oltre confine). Tra i loro compiti, quello di mettere a segno incursioni nelle aree tribali pachistane, al confine con l'Afghanistan.
Questa “pachistanizzazione” del conflitto combattuto nei due Paesi aprirebbe dunque un nuovo fronte della guerra o, quantomeno, rafforzerebbe l'opzione che chiede una maggior pressione su Islamabad, cosa di cui la nota della Casa bianca di dicembre non aveva fatto menzione anche se si sottolineava l'importanza della strategia degli attacchi mirati. Da settembre, per altro, e cioè in tre mesi e mezzo,i droni hanno condotto almeno una cinquantina di attacchi nel Nord Waziristan (sede di talebani, qaedisti e di affiliati alla rete Haqqani) contro i 60 dei precedenti otto mesi.
Se un aumento della pressione sul Pakistan piace al governo afgano, l'esecutivo di Karzai non è però troppo convinto della nuova strategia americana. Il portavoce del presidente, Wahid Omar, ha detto ai giornalisti che se anche ci sono parti del dossier presentato dalla Casa bianca alcuni giorni fa che raccolgono il favore del governo, la Revisione della strategia in Afghanistan non è sufficientemente attenta ad alcuni problemi, il primo tra i quali riguarda le vittime civili. Il governo lamenta anche scarsa attenzione allo sviluppo economico e alla messa al bando delle organizzazioni “parallele” di contractor e, infine, che i successi sbandierati dall'Amministrazione restano “fragili e reversibili”. Tra l'altro è bene sottolineare che tra Kabul e Islamabad è in corso in qualche modo una trattativa sul futuro del negoziato di pace afgano e che un inasprimento della tensione tra Washington e Islamabad rischia di avere contraccolpi anche in Afghanistan.
Quanto all'aumento delle vittime civili in Afghanistan, il ministero dell'Interno afgano ha reso noto che settimana scorsa si è assistito a un incremento del 76% dei morti in gran parte dovuto agli ordigni che la guerriglia piazza lungo le strade per colpire i mezzi militari Nato. Anche gli attacchi talebani sono cresciuti del del 16%. Ma l'argomento dei raid aerei resta sensibile. Una nota diffusa ieri da Oxfam International (in Afghanistan è una delle maggiori Ong presenti) l'organizzazione umanitaria di origine britannica, faceva rilevare come nella Revisione della Casa bianca non avesse trovato posto adeguato la protezione dei civili: uno dei “punti critici” su cui la comunità internazionale dovrebbe appuntare la sua attenzione.
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