Il fronte della guerra si è però lentamente spostato nel Nord “pacificato” del Paese ma con tattiche molto diverse rispetto alla guerra nel Sud, la vera roccaforte dei talebani fedeli a mullah Omar e alla Shura di Quetta, il comando dei puri e ala tradizionalista e “territorialista” dei talebani, che privilegiano la guerra di terreno e le mine sul ciglio delle strade (Ied) alle azioni kamikaze , di cui fanno un utilizzo mirato.
Nel Nord invece si spara nel mucchio: la guerriglia è più debole e l'aera è meno sensibile al richiamo talebano. In questa zona la Shura di Quetta ha scarsa influenza. Nel Nord dominano signorotti della guerra e mafie locali e il vecchio Gulbuddin Hekmatyar, un mujaheddin dell'epoca della guerra ai sovietici e che si è prima battuto contro i talebani per poi allearsi, a stagioni alterne, con loro. L'area sconterebbe anche infiltrazioni dal Pakistan di gruppi radicali che sfuggono al controllo della Shura di Quetta e forse dello stesso Hekmatyar e che potrebbero avere legami con i qaedisti o con la famiglia Haqqani, che vive in Pakistan e controlla parte dell'Est afgano. Gli Haqqani, qaedisti per fede, privilegiano le azioni di commando esemplari, gli attacchi suicidi, la strategia del terrore: una scelta che li ha messi in rotta di collisione con molte altre fazioni talebane e in un momento in cui si parla a Kabul di trattative sotto traccia addirittura tra emissari americani e uomini della Shura di Quetta, i fedelissimi di mullah Omar
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