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sabato 2 aprile 2011

LA STRAGE A MAZAR E LA NUOVA STRATEGIA DELLA GUERRIGLIA

La dinamica dell'assalto di ieri pomeriggio a Mazar-i-Sharif non è ancora chiara ma la concomitanza di tre manifestazioni in tre diverse città del Paese (e chissà forse anche in qualche centro minore) racconta di un piano probabilmente architettato con l'intento evidente di dare una copertura di massa all'azione del commando: una novità nella tecnica guerrigliera talebana. I talebani non hanno mai cercato coperture di massa e l'azione di ieri indica un cambiamento di strategia e denuncia al contempo una debolezza: la necessità di simulare consenso o di far apparire che le loro azioni ne abbiano tra la popolazione civile. Un tentativo evidentemente smascherato dai numeri e dalle foto che immortalano soprattutto ragazzi giovani (i talebani hanno un certo seguito tra gli studenti universitari). Ma c'è altro.

Il fronte della guerra si è però lentamente spostato nel Nord “pacificato” del Paese ma con tattiche molto diverse rispetto alla guerra nel Sud, la vera roccaforte dei talebani fedeli a mullah Omar e alla Shura di Quetta, il comando dei puri e ala tradizionalista e “territorialista” dei talebani, che privilegiano la guerra di terreno e le mine sul ciglio delle strade (Ied) alle azioni kamikaze , di cui fanno un utilizzo mirato.

Nel Nord invece si spara nel mucchio: la guerriglia è più debole e l'aera è meno sensibile al richiamo talebano. In questa zona la Shura di Quetta ha scarsa influenza. Nel Nord dominano signorotti della guerra e mafie locali e il vecchio Gulbuddin Hekmatyar, un mujaheddin dell'epoca della guerra ai sovietici e che si è prima battuto contro i talebani per poi allearsi, a stagioni alterne, con loro. L'area sconterebbe anche infiltrazioni dal Pakistan di gruppi radicali che sfuggono al controllo della Shura di Quetta e forse dello stesso Hekmatyar e che potrebbero avere legami con i qaedisti o con la famiglia Haqqani, che vive in Pakistan e controlla parte dell'Est afgano. Gli Haqqani, qaedisti per fede, privilegiano le azioni di commando esemplari, gli attacchi suicidi, la strategia del terrore: una scelta che li ha messi in rotta di collisione con molte altre fazioni talebane e in un momento in cui si parla a Kabul di trattative sotto traccia addirittura tra emissari americani e uomini della Shura di Quetta, i fedelissimi di mullah Omar

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