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domenica 31 luglio 2011

ASIA MAIOR, L'EREDITA' DI BORSA E LA MIA OPINIONE

Qualche tempo fa è uscito l'ultimo volume di Asia Maior, una pubblicazione che ha qualche decennio di storia e che, nel 2006, anch'io contribuii a far nuovamente uscire dopo una breve interruzione e dopo la nascita formale di un'associazione in cui figuravo tra i soci fondatori.
Nel leggere la premessa al volume di quest'anno non mi sono stupito di non vedere il mio nome neppure sommariamente citato ma mi sono un po' seccato per la ricostruzione degli ultimi avvenimenti che riguardano la fuorisucita da Asia Maior: non solo mia, che ero in fondo l'ultimo arrivato, ma di gran parte del nucleo di asiatisti che da anni vi contribuiva. Questa fuoriuscita, che risale al 2010 dopo una tesa e faticosa riunione a Torino, vine nell'attuale volume così liquidata:

“...dopo la scomparsa di Borsa e, soprattutto, in seguito al divorzio fra ≪Asia Maior≫ e il CESPEE di Pavia, era aumentato il numero di collaboratori che non facevano parte dell’originario gruppo dei discepoli dello stesso Borsa e che, in ogni caso, non erano stati influenzati né dalla sua Weltanschauung, né dalla sua metodologia. Si trattava di un gruppo che auspicava un ripensamento della struttura del volume e delle attivita dell’associazione alla luce delle necessita e dei desiderata di ipotetici, quanto fantomatici, ≪committenti≫....”. E ancora, piuttosto ingenerosamente: “ ... il secondo risultato, che può essere verificato in prima persona da tutti i lettori di questo volume, e che il rinnovamento nei collaboratori di ≪Asia Maior≫ si è tradotto non in un abbassamento, ma in un innalzamento del livello qualitativo della produzione scientifica dell’associazione”.

Ora sul secondo punto ognuno può pensarla come vuole, se non altro leggendo i nomi chi vi contribuiva sino al 2010 (e che nel volume attuale non sono neppure citati, salvo due se non erro) così da poter valutare se la fuorisucita del “gruppo” abbia o meno impoverito Asia Maior. Ma ciò che non funziona è il primo punto. I soci collaboratori che non facevano parte del gruppo originario erano sostanzialmente due, uno dei quali ero io. Può darsi che portassi(mo) il peccato originale di non aver conosciuto Borsa e di non aver potuto far parte della primigenia stirpe, ma che non condividessi metodo e visione di Borsa resta da dimostrare. Asia Maior non era una carbomassoneria la cui partecipazione richiedeva un atto di fede e i saggi di Borsa figurano, pur se non tutti, nello scaffale della mia libreria. Per farsi un'idea della sua Weltanschauung, altrimenti detta visione del mondo, è sufficiente leggerli.

Quanto agli altri fuoriusciti, molti fra loro erano stati addirittura allievi di Borsa, lo avevano consociuto di persona e con lui avevano lavorato. Infine il “gruppo” dissidente non era per nulla propenso a un ripensamento della struttura del volume e delle attivita dell’associazione alla luce delle necessita e dei desiderata di ipotetici, quanto fantomatici, ≪committenti≫. Certo si era parlato di modifiche e cambiamenti come avviene in tutti i dibattiti dove è consentita la libera espressione della critica e del pensiero. Ma il punto è un altro.

In realtà il dissidio che originò la fuoriuscita del “gruppo” era stato di tutt'altro genere. Ed era un dissidio nato tra me, che ero vicepresidnte di Asia Maior, e il professor Michelguglielmo Torri che ne era il presidente e a cui si devono le note sopra citate. Il dissidio fu forse uno scontro tra caratteri o fu forse uno scontro di potere o ancora fu uno scontro tra personalità. Dipende se si si usa il metro di Freud o quello di Castaneda. Non so: essendo parte in causa non saprei come decodificare quanto si verificò tra me e Torri dopo che avevo criticato apertamente il suo operato, come ritenevo fosse non solo mio diritto ma mio dovere, ancor più essendo vicepresidente. Nessuno voleva cambiare la stuttura di Asia Maior e non c'erano committenti occulti o fantomatici. Proprio qualche mese prima, Torri ed io ci eravamo appena visti sbattere la porta in faccia dall'Eni che speravamo avesse interesse in una pubblicazione come Asia Maior che pensavamo di allargare sempre di più all'Asia centrale, anche sperando di carpire l'intreresse del cane a sei zampe. Un fantomatico committente che rispose picche.

Tutto ciò per mettere, come si dice, i puntini sulle i. La storia che ognuno di noi racconta quando fa un resoconto non ricostruisce mai esattamente la verità ma solo la verità che l'estensore ricava dalla sua interpretazione dei fatti che, com'è noto ad accademici e giornalisti, non sono mai esattamente accaduti nel modo che a noi sembra essere quello giusto. Uno vede dall'alto di un palazzo la stessa scena che un altro può osservare dalle grate della cantina. Chiedete loro di raccontarvela e vedrete che ne salta fuori. Ma mettendo assieme l'acuta vista del sesto piano con quella raso terra del seminterrato allora si che un pezzetto di verità salta fuori.

Scrivo queste note perché, pur non essendo uno storico ma uno scribacchino che pasticcia sui giornali, ho una certa passione per la Storia. E la Storia che fa un po' di senso mi pare quella che, anni dopo i fatti, viene ricostruita mettendo assieme fonti e dunque punti di vista differenti. Ora, che girasse in rete la sola versione di Michelguglielmo Torri mi infatidiva un po'. Adesso mi pare che il conto sia pari. Ogni lettore vecchio o nuovo di Asia Maior potrà farsene un'idea. Così qualche futuro storico. Ammesso che alla Storia e agli storici gliene possa importare qualcosa di quanto accadde ad Asia Maior nell'estate del 2010. Un annetto fa se non ricordo male.

Nell'immagine uno dei più noti libri di Borsa nell'edizione uscita per Bompiani nel 1942

9 commenti:

pietro bognetti ha detto...

Non sono riuscito a capire i fatti che sono alla base del dissidio. Pietro Bognetti. bognetti.pietro@gmail.com

Manu ha detto...

Furono, caro Borgnetti, dissidi di carattere direi personale ma che portarono a uno scontro tra una una parte di Asia Maior, che prese il mei difese, e un'altra che si schierò con Torri. Vinse la seconda e la minoranza migrò verso altri lidi. Ciò non è molto importante ma trovavo ingiusto e ingeneroso che da questo discendesse una ricostruzione fallace, a mio avviso, di come andarono le cose. Tutto qui

Anonimo ha detto...

Qualcuno sa dove si possano trovare acquistare i numeri passati di questa rivista? Ho visto il sito internet ma vi sono solo 2 PDF... molte grazie. Carlo Manigozzi

Manu ha detto...

mi scriva a emgiordana@libero.it

Anonimo ha detto...

Caro Giordana, non si perda il prossimo numero di Quaderni Vietnamiti. A quanto pare c'è una versione ampliata dello scritto di Torri, da lei criticato. Mi dicono che Torri dia una versione abbastanza dettagliata dello scontro per il controllo di Asia Maior e delle ragioni che lo determinarono. Mi hanno detto che sarà presto inserito sul sito www.asiamaior.org.

Anonimo ha detto...
Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.
Manu ha detto...

Con una certa ingenuità ho lasciato i commenti senza moderazione e mi sono accorto (uno stile già usato da altri, specie i filoisraeliani, per polemizzare) che molti di questi provenivano - su questo file - dalla stessa persona, cosa facilmente rilevabile tracciandone la provenienza (potenza della moderna tecnologia). Poiché chi ama polemizzare e farsi propaganda può farlo dai suoi siti e non dal mio, ho cancellato i commenti che ritengo offensivi, sterilmente polemici, propagandistici e lesivi del profilo di altre persone. Qui e altrove sul mio blog

Anonimo ha detto...

Ovvero: tutte le opinioni sono valide, basta che coincidano con la mia; tutte le critiche si possono fare, salvo quelle nei miei confronti ;)

Anonimo ha detto...

Le cose sono andate proprio come hai scritto tu, Emanuele. Io fui tra quelli che ti difesero da accuse ingiuste, e fui quindi immediatamente estromessa dalla rivista. Ma è stato meglio così. Se una rivista accetta i contributi solo di chi si allinea, che valore scientifico può avere? Non crucciarti, quindi...