
E questa marcia lunga mezzo secolo – un terzo della storia d’Italia potremmo dire – sembra riempirsi ogni anno di più di contenuti – lavoro, risorse, beni comuni, conflitti – e soprattutto di azioni. Una marcia non per celebrare ma per fare. A cominciare, spiega Flavio Lotti della Tavola della pace, da quel meeting con 4mila ragazzi che aprirà questa “edizione speciale” della Perugia Assisi. Quattromila giovani, sottolinea Roberto Natale del sindacato dei giornalisti, che corrono il rischio, tanto per cambiare, di essere ignorati da una stampa distratta che magari osserverà la marcia solo per vedere (con le dovute eccezioni come lo speciale di Rai3 del prossimo 3 ottobre) se c’è il tal politico e di che partito e che, se non c’è, perché non c’è?
In un Paese che ha bisogno di risorgere da un cumulo di macerie – ambientali, economiche, sociali – la marcia della pace è un tassello ineludibile di una forza che per farsi sentire deve scendere in strada: quella della società civile. Molti forse non ci faranno caso a quelle 200mila persone che si prendono la briga di fare 24 chilometri a piedi. Io si.
Anche su Terra
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