Per il capo di stato maggiore della Difesa britannico generale David Richards, il prossimo 4 gennaio potrebbe essere l'ultima occasione per assistere, nella città himalayana di Pokhara, alla cerimonia che attesta il reclutamento formale di 176 nuovi Gurkha nell'esercito del Regno unito. Una tradizione che ha giusto un paio di secoli e sembra stia arrivando all'ultimo capitolo.
Quella infatti che per i Gurkha, i combattenti nepalesi noti per il loro coraggio e il rigido addestramento, sembrava la notizia peggiore – la riduzione del loro contingente al servizio di Sua Maestà – corre adesso il rischio di essere solo uno dei tanti dettagli di una storia secolare che sta per concludersi. I Gurkha infatti potrebbero sparire del tutto e per sempre. Restare solo memoria. E non solo per questioni di budget nei bilanci di Londra.
Per i maoisti nepalesi, presenti in forza nell'Assemblea costituente eletta nel 2008 e che entro maggio dovrebbe produrre la nuova Costituzione, si tratta di un retaggio del passato da cancellare nel nuovo Nepal post monarchico che “deve smettere di esportare mercenari”. Una posizione appena espressa da un rapporto adottato all'unanimità da una commissione parlamentare multipartitica dominata dai maoisti. E' la parola fine? Come che sia – e gli stessi maoisti ne sono convinti – non sarà facile. Per due motivi.
Tra Kathmandu e Londra esiste un accordo del 1947, reiterato nel 1962, che impedisce al Nepal azioni unilaterali in materia. Inoltre i maoisti, che stravinsero le elezioni del 2008, dominano il parlamento ma non sono al governo anche se le cose in futuro potrebbero cambiare. Poi c'è un capitolo tutto economico che conta forse ancora di più delle motivazioni politiche o ideologiche.
I conti li ha fatti il giornalista di AsiaTimes Dhruba Adhikary. E i conti dicono che il Regno unito, oltre ai 3500 nepalesi in servizio attivo (3800 secondo la stampa nepalese), spende circa 100 milioni di euro l'anno per pagare un assegno a 25mila Gurkha pensionati. Una cifra che costituisce circa il 4% del Pnl nepalese. L'India, del canto suo, che di Gurkha ne impiega circa 30mila, divisi in 39 battaglioni per sette reggimenti, e che ogni anno ne assume tra le2 e le 3mila nuove unità, di milioni di euro in pensioni ne spende quasi il doppio, circa 170. Un'altra fetta considerevole del bilancio nazionale.
Insomma non sarà facile ma forse ineluttabile anche perché il reclutamento dei Gurkha avviene tra nepalesi giovanissimi come vuole la tradizione. Un elemento che, a detta della commissione, sottrae energie alla nazione oltreché far storcere il naso ai difensori dei diritti umani. Una riduzione comunque sta già arrivando: Londra ha prefigurato un taglio di 400 Gurkha che rientra nel piano complessivo di snellimento della Difesa britannica. L'inizio della fine?
Il termine Gurkha deriva dal nome di un eroe dell'epopea hindu dell'ottavo secolo, Guru Gorakhnath. Dalla fine del conflitto anglo nepalese (1814 – 1816) indica i mercenari nepalesi (di diverse etnie del Paese) arruolati da Sua Maestà. Il loro motto è “Meglio morti che codardi” e uno dei loro emblemi è un coltellaccio, il “kukri”, che la leggenda dice deve aver almeno una volta “assaggiato il sangue” in battaglia. Oggi, riferisce un resoconto della Bbc, viene usato soprattutto per cucinare. Sta di fatto che il coraggio e l'abilità combattente dei Gurkha non è una leggenda: 200mila si batterono sotto l'Union Jack nella seconda Guerra mondiale e più di 45mila morirono con addosso l'uniforme britannica. Le medaglie non si contano.
Se i Gurkha continueranno a combattere, d'ora in poi potrebbero farlo solo per difendere il territorio nazionale. Impiegato oggi per lo più in Afghanistan, questo corpo d'élite viene utilizzato molto all'estero: furono nella Falkland per la Gran Bretagna, combatterono nello Sri Lanka (ora in Kashmir) per l'India. Chissà per quanto ancora.
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