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sabato 11 febbraio 2012

IL SILENZIO SULLE BOMBE DELLA SINISTRA ITALIANA

"La sinistra italiana che fa? Si limita - ha scritto Giuliano Battiston su il manifesto - a reclamare, sempre più sommessamente, il ritiro delle truppe, finendo per adottare paradossalmente quella che è la posizione della Nato, o prova a immaginare qualcosa di diverso e più articolato? Nell’attesa che l’Europa possa finalmente affermarsi come attore politico regionale, in Italia si potrebbe cominciare con due cose: chiedere conto al governo Monti della promessa fatta a Karzai il 26 gennaio, durante la firma dell’accordo di partenariato (ancora off-limits per i giornalisti), di invertire la rotta, sostenendo l’Afghanistan soprattutto in ambito civile (senza che questo voglia dire affari per le ditte italiane e per Finmeccanica e nulla per gli afghani). E poi fare un po’ di chiarezza, distinguendo con più precisione la politica estera da quella della difesa. Per capire meglio dove vuole andare l’Italia, e con quali strumenti vuole farlo: se con le armi o con la cooperazione.


Alla riflessione, che qui riporto sinteticamente, di Battiston aggiungo almeno un elemento. La strategia americana - dunque Nato - in Afghanistan si basa su raid "mirati" per colpire i talebani, anzi i loro capi. L'effetto, come dimostra l'ultimo Rapporto Unama sulle vittime civili è che, dopo una battura d'arresto dovuta alla diminuzione dei raid dall'aria, l'anno scorso gli effetti dei bombardamenti si son fatti di nuovo sentire perché si è tornato a teorizzarli. E i civili morti sono aumentati. Credo che l'Italia, o almeno i partiti della Sinistra, dovrebbero farne una battaglia: basta con i bombardamenti aerei.

Personalmente non credo che il ritiro entro il 2014 sia la soluzione. Ma lo stop ai bombardamentoi lo sarebbe: impedirebbe l'aumento delle vittime civili di cui in gran parte sono responsabili i talebani (a cui il rapporto ha dato ben più fastidio di una bomba come dimostra la loro piccata reazione). Ciò però richiede un imopegno non spot in parlamento e una pressione sul governo perché faccia sua la tesi riportandola in sede nato. Faremmo un favore anche ai nostri alleati americani.

Nella foto: aerei Nato nei cieli afgani (Romano Martinis)

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