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venerdì 3 febbraio 2012

MA L'OPZIONE CIVILE LATITA

Più o meno dal 2007 sentiamo ripetere che, per l'Afghanistan, è venuta l'ora di trovare un'alternativa alla mera opzione militare. Temo che siano solo parole come i fatti documentano. Limitiamoci all'Italia: due giorni fa la Camera ha trasformato in legge il dl sulle missioni all'estero. Con un piccolo giallo: sembrava che il capitolo 7, relativo alle spese di cooperazione civile, fosse scomparso. Ma nella versione definitiva, il capitolo 7 c'è. Vediamo cosa dice.

Dice che, a fronte di una spesa per il contingente militare di quasi 748 milioni di euro, a cui si aggiungono poco più di 3 milioni per le attività della Guardia di finanza e 3 milioni e mezzo per l'assistenza italiana nell’addestramento dell’esercito e della polizia afgani (meno di quanto richiesto da Kabul), per la cooperazione allo sviluppo, sono stanziati 34 milioni e 700mila euro, da distribuire tra le attività in Afghanistan e quelle in Pakistan. A conti fatti, si tratta più o meno del 5% del totale della spesa militare che, sia detto en passant, era tre anni fa di circa la metà rispetto all'attuale. Se poi si divide col machete per due, all'Afghanistan andrebbe il 2,5% (in realtà di più).

Inversione di rotta? A me non pare. Voi che ne dite?

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