
Cercando di porgli fine, il leader della maggioranza democratica Harry Reid ha deciso di mettere al voto una mozione che doveva chiuderlo, ma i 55 senatori democratici non sono riusciti ad ottenere i cinque voti necessari tra i repubblicani per arrivare a 60 senatori sul totale di 100, maggioranza necessaria alla luce verde. Hanno chiuso 58 a 40. Decisione rinviata anche se Obama ha reiterato il suo sostegno al candidato e se la nuova insidia ha scatenato polemiche, specie tra chi ritiene che i repubblicani, pur di far male al presidente, fanno male al Paese.
Quella contro Hagel comunque è una vecchia battaglia ed è per questo che convincere i repubblicani sembra in salita. Chuck Hagel è inviso ai suoi compagni di partito che lo considerano un traditore forse perché le canta chiare, dal Medio oriente all'Afghanistan. Critico con Israele, è stato tra i pochi del suo partito a paragonare nel 2005 l'Irak al Vietnam e, nel 2011, a considerare l'exit strategy di Obama dall'Afghanistan un'ottima idea per scalare l'impegno militare ed evitare di rimanere impantanati nel Paese asiatico. La stessa posizione di Obama e lo stesso ragionamento caro a John Kerry, designato dal presidente a dirigere la politica estera. L'ex senatore del Nebraska, nominato da Obama il 7 gennaio scorso, è il primo segretario della Difesa in pectore oggetto di un tale trattamento nella storia americana.
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