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lunedì 27 maggio 2013

SE ANCHE IL MULLAH E' ILLUMINATO


Oggi alla Camera, ospiti della vicepresidente Marina Sereni, PeaceWaves (una antica Ong di Savona che si occupa di Afghanistan) e due docenti dell'università salesiana Rebaudengo di Torino hanno presentato i risultati di una ricerca che si intitola “La cultura come sfida per la ricostruzione: le opinioni e le proposte della società civile afghana sul potere delle donne e lo sviluppo educativo dei bambini e dei giovani nel loro Paese”. Alla ricerca hanno partecipato le università di Herat e la Strathclyde di Glasgow oltre alla già citata Ong e all'ateneo torinese. I risultati confermano quanto sappiamo: le donne hanno cognizione dei loro diritti e di quanto poco essi si trasformino da legge in pratica. La tradizione resta un ostacolo al loro sviluppo. Credono nell'istruzione. L'istruzione, come ormai si sa, è in effetti l'unico campo dove davvero la guerra ha portato un progresso reale: l'analfabetismo è sceso, bambini e bambine vanno a scuola (queste ultime un po' meno), tantissimi giovani entrano all'università. E' l'unico dato che emerge come costante in tutti i sondaggi sulla percezione che gli afgani hanno rispetto ai passi avanti (pochi) degli ultimi dieci anni.



Ma quel che mi ha colpito della sintesi presentata è un altro dato. Basata su un questionario, la ricerca ha sondato gli umori di donne, giovani e meno giovani ma anche dei mullah. In molti casi le risposte di questi ultimi sono sorprendenti. Ad esempio alla domanda se i ragazzi che vanno alla moschea (che spesso cura una sorta di educazione primaria) hanno bisogno di maggior istruzione, il 65% si dice fortemente favorevole (il 70% se si considerano anche i solo "favorevoli") mentre il 29% è “fortemente contrario”. Il 29% (31 se si considerano anche i solo “contrari”) non è poco: vuol dire un mullah su tre. Ma sette su dieci che si dicono a favore di una maggior istruzione è un dato interessante. Quanto poi se alle parole seguano i fatti o se per miglior istruzione si intenda l'università Al-Azhar questo è un alto discorso.

Alla domanda se l'istruzione è importante per entrambi i generi, le donne rispondono con un evidente "fortemente si" al 77% e i mullah solo con un 41% . Ma il 41% di quelli che sono “fortemente d'accordo” sommato a un 25% di chi è semplicemente "d'accordo", fa una platea del 66%: quasi sette su dieci dei mullah intervistati (sei province), il che è davvero un dato importante (solo il 34% dei religiosi si dice contrario). Persino il giudizio sulle Ong e sulla spinta all'emancipazione femminile della comunità internazionale è abbastanza rassicurante nelle risposte dei mullah. Personaggi molto spesso poco tenuti in conto come se questo esercito di religiosi-insegnanti di villaggio non contasse. O se fosse composto, come vuole la vulgata, solo da estremisti oscurantisti e ignoranti.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Lo stesso giorno in cui si presentava questa ricerca, un folto gruppo di studenti di Kabul era all'ottavo giorno di sciopero della fame per protestare contro le discriminazioni razziali su base etnica e di genere, che avvengono quotidianamente all'interno dell'ateneo.
La stampa italiana non ne ha parlato, nonostante a mio avviso rappresenti un avvenimento che mostra la presenza di una generazione di studenti(svincolati da poteri religiosi, milititari e politici)che hanno la forza di lottare PACIFICAMENTE per cambiare davvero le cose. La delusione è stata non leggere neanche una riga nemmeno sul suo blog, che seguo sempre con attenzione. La mia domanda è: perchè?
G, insegnante.