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lunedì 6 gennaio 2014

LA SPY STORY CHE INFIAMMA KABUL

L'ultima polemica in ordine di tempo, riguarda un'anticipazione che è uscita a fine dicembre sul Washington Post, nella quale si da conto delle valutazioni contenute nel rapporto annuale dell'intelligence americana, o National Intelligence Estimate, che contiene anche la summa delle indicazioni di altre 16 agenzie di sicurezza straniere. Il quadro che emerge è a tinte fosche. Tinte così fosche che il rapporto è stato rispedito al mittente nientemeno che dal ex vice assistente del segretario alla Difesa americano, il signor David Sedney, che lo giudica troppo pessimistico.  In buona sostanza il messaggio dell'intelligence (e come potrebbe esser diverso?) dice che, una volta partiti i soldati Nato e americani, i talebani potranno senza meno riguadagnare posizioni annullando successi e vittorie di 13 anni di guerra e che il Paese rischia di precipitare nel caos. Questo refrein lo abbiamo già sentito e non dice nulla di nuovo ma c'è un passaggio illuminate: cito dal Post: The report predicts that Afghanistan would likely descend into chaos quickly if Washington and Kabul don’t sign a security pact that would keep an international military contingent there beyond 2014 — a precondition for the delivery of billions of dollars in aid that the United States and its allies have pledged to spend in Afghanistan over the coming years. (il grassetto è mio)
In the absence of a continuing presence and continuing financial support,” the intelligence assessment “suggests the situation would deteriorate very rapidly,” said one U.S. official familiar with the report”.
In buona sostanza, dice il rapporto, se gli afgani non firmano il Bsa (l'accordo bilaterale di partenariato sulla sicurezza), saran guai. Niente soldati e  niente soldi. In effetti, senza soldati ma soprattutto senza soldi (per mantenere inalterati gli stipendi ai soldati e investire nel sociale) sarebbero davvero guai seri. I soldati per la verità servono più a noi che agli afgani. Servono a controllare le basi uin territorio afgano per altri fini che non la sicurezza interna. I soldi invece sono fondamentali perché, come Storia insegna, il regime filosovietico di Najibullah resistette ai mujaheddin per tre anni salvo sciogliersi come neve al sole quando Mosca tagliò i fondi. Un passaggio che di solito sfugge. 

E' una sorta di ricatto di cui abbiamo già parlato più volte. Ecco che il rapporto lo mette nero su bianco e poi ecco che il rapporto supersegretissimo arriva sul tavolo del Wp. E poi ecco che un funzionario di rango lo critica (oggi il Times di Londra ha aggiunto carne al fuoco con simili preoccupazioni sul futuro talebano del Paese). Lunedi infine ecco che la Casa Bianca ribadisce ufficialmente il concetto e reitera la minaccia. Ci sta tutto, compreso il fatto che il rapporto sulla sicurezza dice quel che i fautori del Bsa (gli americani) vogliono sentirsi dire: attenzione, senza di noi, i nostri soldati, i nostri soldi, sarà il caos. Un pessimo inizio anno a suon di veline e di rapporti segreti ad hoc che diventano pubblici il giorno dopo. Già visto, già sentito.

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