La
Nato ricatta gli afgani: niente patto militare niente soldi per lo
sviluppo. Governo e parlamento come si schierano? Cosa bolle in pentola per l'inizio dell'anno. A Roma e a Kabul

Tutta
la vicenda è legata alla firma del presidente Karzai sull'accordo di
partenariato strategico con gli Stati uniti (Bsa), negoziato tra
Washington e Kabul e approvato in via preliminare dalla Loya Jirga,
l'assemblea tradizionale riunita dallo stesso Karzai il mese scorso.
Il presidente però si è impuntato su alcuni capitoli molto
controversi che riguardano l'immunità delle truppe americane sul
suolo afgano e, soprattutto, la libertà d'azione di queste ultime
che, legittimamente, Karzai vuole sia sempre sottoposta a veto afgano
se si tratta di compiere raid a danni di privati cittadini. Detto in
altre parole, gli Stati Uniti non potrebbero entrare, perquisire,
arrestare afgani (tanto meno bombardarli) senza la luce verde
dell'autorità militare o di polizia nazionale. Obama ha concesso
quest'ultimo punto ma lo ha vincolato alla possibilità che in “casi
eccezionali” le forze armate americane possano comunque agire.

Qual
è la posizione del governo sulla missione “Resolute Support”?
Quanti uomini intendiamo impegnare, per quanto tempo, con quale
ruolo? E se la vicenda Bsa non si sblocca (difficile che ciò accada
entro la fine dell'anno), Roma è disposta a tagliare, oltre
all'aiuto militare, anche gli «interventi
di cooperazione allo sviluppo e sostegno ai processi di
ricostruzione»
come pomposamente recita la legge sulle missioni? Rischiano più
della retorica le parole del presidente del Senato a Herat «area
di eccellenza per la ricostruzione anche grazie a voi», come Grasso
ha detto ai soldati, «frutto della sinergia tra forze militari e
civili, tra attività di sicurezza e cooperazione...straordinaria
capacità di fare sistema». Se la sentirebbe Grasso di spiegare agli
afgani che, grazie al ricatto militare, saltano anche sviluppo e
ricostruzione e resta solo la miseria della guerra?
Nelle immagini: La facciata di Palazzo Madama, sede del Senato e, a destra, l'aula della Camera
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