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giovedì 13 febbraio 2014

Un caffè turco per Karzai e Nawaz Sharif

La notizia del giorno (in bella vista sul sito della Bbc dalle prime ore di oggi) è che Kabul ha deciso la controversa liberazione di 65 prigionieri della prigione di Parwan (Baghlan), decisione osteggiata fortemente dagli americani che quelle persone avevano catturato.  Ma, a mio avviso, le notizie importanti (questa in un certo senso è vecchia) sono altre. Iniziano ad Ankara dove il presidente Gul ha ricevuto a colazione Hamid Karzai e Nawaz Sharif. In quella città infatti si tiene una nuova riunione della Trilaterale nella quale siedono faccia faccia Pakistan e Afghanistan e la Turchia media. Per Ankara son tempi difficili ma la politica estera va avanti. Nella fattispecie il ruolo dei turchi ha qualche significato che si potrebbe forse legare a un'uscita pubblica, citata oggi dall'agenzia afgana Pajhwok, di Agha Jan Motasim, ex ministro talebano e membro della cupola della shura di Quetta sino al 2010, arrestato e poi liberato dai pachistani. Agha Jan Motasim, da sempre un radicale moderato (scusate l'ossimoro), spiega al telefono che c'è appena stata una riunione a Dubai tra “former Taliban ministers, diplomats and incumbent military commanders and leaders” e che si è conclusa con un appello per un dialogo interafgano, senza cioè cercar altri canali appoggiandosi sugli stranieri. Agha Jan Motassim lo abbiamo già ritrovato come emissario per trattative a Dubai dove ha incontrato americani e tedeschi e non è affatto chiaro quali siano i suoi rapporti con mullah Omar (e infatti cita ex ministri), anche se ha con lui una stretta relazione di parentela (ne ha sposato una figlia). Ma la cosa importante al momento è che Agha Jan vive ad Ankara, anche se il motivo della sua permanenza sarebbe solo di ordine medico-sanitario.

E' un notizia da mettere accanto alle dichiarazioni di maulana Shahzada Shahid, nientemeno che il portavoce dell'Alto consiglio di pace afgano (Hpc) – incaricato del negoziato coi talebani – che ha lanciato gravi accuse agli americani (egoisti e arroganti), responsabili dell'instabilità della regione. Discorso duro accompagnato dal fatto che il mullah ha anche citato Osama bin Laden... con la qualifica di “martire”.

Se mettiamo in fila le notizie, i protagonisti e le capitali, se ne può dedurre che il pasticciaccio prepresidenziali (si tengono il 5 aprile), caratterizzato dal rifiuto di Karzai di firmare l'Accordo di partenariato strategico con Washington, è qualcosa di più di una bizzarria del presidente o della sindrome di Shah Shuja, cui anche noi abbiamo fatto riferimento nel tentare di analizzare il suo comportamento.
Kabul, dunque non solo Karzai, non soltanto sta cercando in tutti i modi di aprire le porte ai talebani – il richiamo di Shahzada Shahid è inequivocabile – ma sta strizzando l'occhio ad altri alleati. In passato lo ha già fatto ma adesso i giochi si fanno più caldi e la bisogna più stringente. La Turchia ha orecchie aperte, denari pronti e una politica in Asia e centrasia che passa anche per Kabul e Islamabad. Infine ad Ankara c'è proprio Nawaz Sharif, impegnato in un negoziato coi talebani pachistani appena iniziato e molto in salita (oggi ci sono stati una ridda di attentati e oltre una quindicina di morti in Pakistan). Ha sicuramente bisogno, come Karzai, di una mano (anche per tenere un po' a distanza i sauditi e forse i Paesi del Golfo). Ad Ankara lo sanno.



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