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venerdì 14 marzo 2014

L'ultima mossa del maresciallo Fahim

La Costituzione vuole che, anche se mancano ormai un pugno di giorni, il maresciallo Fahim, già a capo dell'Alleanza del Nord ai tempi della cacciata dei talebani nel 2001, ministro della Difesa nel primo governo di transizione e infine vicepresidente (si presentò alle ultime elezioni del 2009 in ticket con Karzai e Khalili), venga rimpiazzato. Morto nel suo letto nell'imponente residenza di Kart-e-Parwan per un attacco di cuore (soffriva di diabete), il maresciallo lascia un vuoto in un momento difficile, garante com'era degli equilibri di potere (assai più che etnici) tra gli ex dell'Alleanza del Nord (Abudllah Abdullah ad esempio) e la covata Karzai, al momento rappresentata nella corsa elettorale soprattutto da Zalmai Rassoul. La scelta dell'uomo che dovrà stare a fianco del presidente nei prossimi mesi (il ballottaggio è forse l'unica certezza delle presidenziali di aprile) avrà dunque una sua importanza e non potrà essere solo una scelta di routine. L'uomo sarà comunque del partito di Fahim (e dell'ex presidente Rabbani, anche lui morto da poco vittima di un attentato). L'Hezb-e-Islami è un partito islamista in piena regola ma che ha saputo far buon viso a cattivo gioco, subendo la presenza della comunità internazionale che, a sua volta, ha fatto buon viso a cattivo gioco evitando di ricordare a Fahim, Khalili, Sayyaf, Dostum e molti altri ex mujaheddin il peso del loro passato.
Il corteo funebre in uno scatto tratto
dal sito di Tolo. Nella notte una delle ultime nevicate


La cerimonia funebre di Fahim è costata al Paese tre giorni di lutto nazionale e una giornata di totale blindatura della capitale. Aspettandosi attentati, polizia ed esercito hanno sigillato le strade e imposto la chiusura dei negozi. Appostati sui tetti della Salang Wat, la grande via che collega Kart-e-Parwan al luogo dell'inumazione e che attraversa il vecchio centro città, spiavano metro per metro il percorso del corteo funebre. Per Karzai è stata l'occasione di uno dei suoi ultimi discorsi da presidente e per Fahim la santificazione a eroe nazionale. Un colpo a segno per i fautori dell'ex Alleanza del Nord che sperano in Abdullah ma che non sono molto certi che ce la possa fare: «Ha già perso una volta – commenta un opinionista politico- e quindi perderà». La morte di Fahim però gli è andata in soccorso.


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