
Il
centro non è distante dall'aeroporto ed è gestito da un medico, il
dottor Zalmai Ataie, che ha preso ispirazione da Wadan,
un'organizzazione non governativa iraniana attiva in Afghanistan (dieci centri e due ambulatori) dal
...2003 (il primo progetto è stato finanziato dall'Unodc con 1200
dollari!). Lo spirito è
quello dell'accesso su base volontaria e, in Afghanistan, la “cura”
dura sei settimane (dentro) e un programma di monitoraggio che dura
fino a sei mesi (fuori). La percentuale di successo in genere è
bassa: il 90% dei pazienti ricade nell'uso. Ma per ora statistiche il
nostro Centro non è in grado di farne. E' ancora presto. Non c'è
trattamento medico (se non sintomatologico per dolori di testa o alle
articolazioni) e i pazienti vengono seguiti con un sostegno
psicologico, colloqui personali e con le famiglie. Il centro ha una
piccola sala di ricreazione (stanno aspettando un biliardo), una
grande sala per incontri collettivi, salette per colloqui con le
famiglie e le stanze con i letti (il centro vorrebbe ospitare
cento pazienti). C'è anche una piscina (per ora non in funzione).
Progettato da ingegneri italiani e afgani, è una bella
struttura luminosa e non invasiva, di un certo gusto e costruita con
materiali di qualità, pensata per innalzarsi di un piano se, come si
vorrebbe, il centro potesse ospitare anche donne. Il fenomeno della
tossicodipendenza riguarda circa il 3% degli afgani, ossia un milione
di persone di cui l'80% sono maschi e il 13% donne (il 7% minori). Il
dottor Zalmai sostiene che la causa principale della
tossicodipendenza è la povertà unita alla mancanza si lavoro. Ma è
noto che un'influenza marcata sulla crescita del fenomeno sta nel
fatto che molti sono ex rifugiati o migranti: gente che ha iniziato a
usare oppiacei in Iran proprio per sostenere i ritmi di lavoro. Una
volta a casa, in Afghanistan, il reperimento di oppio o eroina è ancora più facile e a prezzi accessibili. L'uso di siringhe, dice il
dottore, non è ancora molto diffuso.
Nella
sala comune, una quarantina di pazienti (dai 30 ai 40 anni), sta
ascoltando un medico. Ci salutano e scambiano qualche sorriso con
noi. Questo centro è in effetti una delle poche strutture pensate
apposta per i tossicodipendenti, un tema relativamente recente e con
numeri in crescita: fino a qualche anno fa il problema veniva risolto
chiudendo gli occhi e girando le spalle o indirizzando i pazienti
all'ospedale psichiatrico (che in realtà esiste solo a Kabul). Lasciamo da parte le strutture private che non mancano mai. Capirne di più non è semplice: i dati scarseggiano, le statistiche
sono scarne, il problemaviene ancora affrontato più su base volontaria
che con un vero e proprio piano del governo. Il centro pratica anche
un esame per valutare la presenza di epatite o sieropositività. Ha
23 persone impiegate tra medici e paramedici. ,. a quanto sembra,
una gran voglia di darsi da fare, una certa competenza e il desiderio
di saperne di più magari col sostegno di qualche Paese (vedi Italia)
che conosce il problema da tempo.
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