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lunedì 12 gennaio 2015

Tutti i ministri di Ghani (e di Abdullah)

A Kabul il nodo è stato sciolto. E con qualche sorpresa nella lista che definisce il nuovo governo. Dei 25 ministri, 13 li ha scelti Ghani (tra cui Difesa e Finanze) 12 li ha scelti Abdullah (e di un certo peso: Esteri, Interno, Economia, Sanità, Istruzione e il capo dei servizi). Nel braccio di ferro il secondo sembra aver portato a casa più risultati (anche se Finanze e Difesa, oltre alla nomina del Governatore della banca centrale, sono i dicasteri chiave che controllano il flusso degli aiuti). Ecco la lista diffusa da agenzie e tv afgane:

In quota Ghani:

1. Sher Mohammad Karimi as Minister of Defense
2. Ghulam Jilani Popal as Minister of Finance
3. Faiz Mohammad Osmani as Minister of Haj and Religious Affairs
4. Faizullah Kakar as Minister of Counter-Narcotics
5. Sadat Naderi as Minister of Labors, Social Affairs, Martyrs and Disabled
6. Daud Shah Saba as Minister of Mines
7. Khatera Afghan as Minister of Higher Education
8. Shah Zaman Maiwandi as Minister of Urban Development
9. Qamaruddin Shinwari as Minister of Borders and Tribal Affairs
10. Faizullah Zaki as Minister of Transport and Civil Aviation
11. Ai Sultan Khairi as Minister of Information and Culture
12. Abbas Basir as Minister of Public Works
13. Yaqub Haidari as Minister of Irrigation, Agriculture and Livestock
Khalil Sediq as the Governor of Da Afghanistan Bank
In quota Abdullah:
1. Salahuddin Rabbani as Minister of Foreign Affairs
2. Noor-ul-haq Ulumi as Minister of Interior Affairs
3. Sardar Mohammad Rahman Oghli as Minister of Economy
4. Sardar Mohammad Rahimi as Minister of Commerce and Industries
5. Sayed Hussain Alemi Balkhi as Minister of Refugees and Repatriation
6. Najiba Ayubi as Minister of Women's Affairs
7. Ahmad Seyar Mahjoor as Minister of Justice
8. Nasir Durrani as Minister of Rural Rehabilitation and Development
9. Ferozuddin Feroz as Minister of Public Health
10. Mohammad Gul Zalmai Younusi as Minister of Education
11. Mahmoud Saikal as Minister of Water and Energy
12. Barna Karimi as Minister of Communications and Information Technology
Rahmatullah Nabil (independent) as the head of National Directorate of Security


mercoledì 27 agosto 2014

Come si fa a far vincere i talebani. Le nuove bizze di Abdullah

Abdullah (nella foto di Pajhwok con Ghani)
 fa di nuovo saltare il banco
Il sospetto che Abdullah Abdullah e Asharf Ghani, i due candidati alle presidenziali afgane, non abbiano trovato un accordo sulla spartizione futura dei poteri e che il primo si sia sentito messo nell'angolo è forte e chiaro. E sembra più il fallimento di questa trattativa da bassa macelleria diplomatica e nella peggior tradizione del bazar il motivo vero per il quale oggi Abdullah ha ritirato i suoi osservatori dal processo di revisione delle schede uscite dal voto al ballottaggio e che l'Onu sta monitorando. Nonostante l'intervento di Kerry, le rassicurazioni di Karzai, i cedimenti di Ghani alle sue rimostranze, l'impegno dell'Onu e le pressioni della diplomazia,  Abdullah deve aver ottenuto nel futuro governo di larghe spartizioni troppo poco e ancora dunque tira la corda contestando le regole che ha accettato solo qualche giorno fa. La disillusione tra gli afgani, amarezza compresa, dev'essere forte, come dimostra un sondaggio di ToloTv secondo cui la metà di chi ha fatto clic per dire la sua spera che i due si metteranno d'accordo mentre l'altra metà pensa di no.

Così finiscono per aver ragione i talebani che, sul loro sito, bollano le elezioni come una farsa. Non basterà questo a far vincere la guerriglia in turbante ma questo basterà a far credere sempre di più agli afgani che le elezioni all'europea sono solo una coperta elastica
che poi si può tirare a piacimento da una parte all'altra prima di spegnere la luce.

lunedì 7 luglio 2014

Afghanistan presidenziali, Ghani in testa

Come si pensava, i risultati preliminari ufficiali delle elezioni afgane consegnano per ora la vittoria ad Ashraf Ghani. L'affluenza sarebbe stata attorno al 60% (38% donne) con oltre 8 milioni di schede valide. Le percentuali annunciate sono: 56,44% a Ghani contro il 43,56% del rivale.
Oggi tra l'altro la stampa afgana (The Killid Group) riferisce della lettera di Afgana al ministro Mogherini e della sua risposta. La prima volta, sottolinea, in cui un titolare degli Esteri si prende la briga di rispondere a una piccola associazione, confermando l'impegno italiano a favore della società civile afgana anche dopo il ritiro dei soldati.

lunedì 23 giugno 2014

La vittoria (di Pirro) di Abdullah

Le dimissioni di Zia ul Haq Amarkhil, capo della segreteria e numero due della Commissione elettorale indipendente afgana (Iec), segnano per il candidato in odore di sconfitta Abdullah Abdullah la vittoria più significativa dopo aver già incassato la prima con il via libera del presidente Hamid Karzai a un intervento delle Nazioni Unite che non potranno, per altro, che seguire le future evoluzioni del processo elettorale, potendo far poco su quanto accaduto in passato, prima e dopo il giorno del voto del 14 giugno.

Col sacrificio di Amarkhil Abdullah dunque vince un round ma la battaglia finale è già persa. Nessuno vuole invalidare il processo elettorale: non lo vuole Ashraf Ghani e nemmeno l'Onu. Ancor meno gli Stati Uniti, l'Europa e tutti i Paesi che hanno partecipato ad Isaf e per i quali delle buone elezioni sono il miglior viatico per chiudere la partita afgana. Infine non lo vogliono gli afgani, piuttosto stufi di questi tira e molla che paventano l'ennesimo scenario armato. Abdullah non può non saperlo, dunque? L'ipotesi meno peregrina (c'è anche chi avanza la teoria - debole - che Karzai sia dietro a tutto questo) è che il candidato nordista voglia perdere almeno con onore (e cioè non con uno scarto di oltre un milione di voti) e che ora stia alzando la posta, trattando per sé e per i suoi in vista del nuovo esecutivo. Obtorto collo dovrà accettare il risultato, per ora rinviato forse proprio perché ci sia il tempo di un accordo sul futuro. Soldi dicono alcuni, potere sostengono altri. Influenza e rispetto, forse, così che il piccolo medico dell'eroe nazionale Ahmad Shah Massud, di cui era il portaborse sanitario, possa lui pure entrare nel pantheon dei Grandi.

La sfida però non finirà oggi e neppure domani e forse ci riserverà altre sorprese. La più temibile, a nostro modestissimo avviso, potrebbe venire dalle province. Cosa dirà Abdullah ai commander del Nord se non potrà mantenere le promesse pre-elettorali? E questi si accontenteranno o coveranno sentimenti di vendetta da trasformare in omicidi mirati, ritorsioni, minacce verso chi si sarà guadagnato il posto al sole? La capacità di tenere assieme il Paese, la capacità di saldare equilibri ed evitare spinte centrifughe o, peggio secessioniste, è la vera nuova sfida del futuro presidente. Una sfida più infida di quella rappresentata dalla guerra in corso. Che anche oggi ha chiesto e ottenuto il suo rituale sacrificio di vite umane qui e là per una terra che della guerra non ne può davvero più.


domenica 22 giugno 2014

Bomba Abdullah, intercettazioni incastrano Commissione elettorale

Non c'è niente di peggio di un'intercettazione telefonica per mettere in dubbio l'onestà intellettuale di un individuo. E quelle rivelate oggi a Kabul dal candidato Abdullah Abdullah incastrano il  segretario della Commissione elettorale (Iec).  Scoppia una nuova bomba sul processo elettorale

Il segretario della Commissione Zia ul Haq Amarkhil, di cui Abdullah chiede la testa da giorni,avrebbe orchestrato una truffa su scala industriale per favorire lo sfidante Ashraf Ghani. (Leggi tutta la storia su Lettera22). Nelle telefonate intercettate si parla di ovini ma il linguaggio in codice è fin troppo evidente. Ovviamente ci si chiede come Abdullah le abbia ottenute e da chi. Ma sono domande che passano in secondo piano e rilanciano la bufera sul processo elettorale mentre tutti i giorni le strade si riempiono di dimostranti, tende e sit-in in favore di Abdullah (non grandi ma sufficienti a farsi notare.

La Commissione elettorale intanto ha fatto sapere che i risultati elettorali del secondo turno subiranno un rinvio  ma ha reiterato che la partecipazione al voto del 14 giugno è stata di oltre sette milioni di afgani.

sabato 21 giugno 2014

La crisi afgana e il ritorno di Karzai

L'avventura di Abdullah Abdullah - un "dramma afgano", come l'ha definita un diplomatico occidentale - sembra per ora aver prodotto, al di là di qualche manifestazione di protesta nella capitale dai numeri poco consistenti, un solo effetto: il ritorno in scena a tutti gli effetti di Hamid Karzai. Accusato dal candidato in odore di sconfitta di non essere stato neutrale, il presidente afgano inizialmente non ha reagito, se si esclude una nota di palazzo che ne riaffermava l'imparzialità. Poi ieri, anziché attaccare Abdullah per le accuse e diffidarlo per la sua sconfessione del processo elettorale, ha detto di ritenere lui e Ashraf Ghani due personalità che meritano ogni rispetto. E' andato più in là: ha accolto la proposta di Abdullah di tirare in mezzo l'Onu come arbitro super partes. E le Nazioni Unite  rispondono che si, la cosa si può valutare.

mercoledì 18 giugno 2014

L'ora delle polemiche sul voto: Abdullah alza la voce (aggiornato)

Se al processo elettorale afgano non è mai mancato il sale, adesso è l'ora del pepe. Polemiche, dibattiti e discussioni si incrociano nei giorni in cui, dopo il voto di ballottaggio del 14 giugno, è iniziata la conta dei voti. Ma Abdullah Abdullah, cui i primi conteggi attribuirebbero (in modo del tutto non ufficiale) una sconfitta, ha chiesto che il conteggio venga fermato. Abdullah è certo: ci sono state frodi e pesanti. Due sono le cose che alimentano i sospetti dell'ex candidato favorito: i dati provenienti dalle province, che indicherebbero in alcuni casi un'affluenza addirittura superiore al primo turno e, soprattutto, il caso del segretario generale dell'Independent Election Commission (Iec), Zia-ul-Haq Amarkhail, accusato senza mezzi termini di brogli: in effetti sabato sera – la sera del voto - una macchina del suo staff proveniente dagli uffici dell'Iec viene fermata dalla polizia con un bagagliaio pieno di schede non utilizzate. E com'è che, in una fase tanto delicata, questi girano senza una scorta di polizia e con schede bianche? La Commissione, cui Abdullah chiede la testa di Zia nega ogni addebito, respinge l'idea di fermare la macchina elettorale e si giustifica col fatto che, quella sera,  scorta non ce n'era per accompagnare il viaggio incriminato. Ma tanto basta ad Abdullah per ritenere che ci sia di che preoccuparsi.

martedì 17 giugno 2014

Carta vince carta perde. La sfida afgana tra Ghani e Abdullah

Lontani dagli occhi e soprattutto dal cuore di un pianeta che per più di dieci anni ha seguito le peripezie di un Paese ormai entrato nella categoria dell'oblio, sette milioni di afgani sono andati sabato a votare al secondo turno delle presidenziali per scegliere chi sostituirà l'inossidabile Hamid Karzai, giunto forse al termine della sua perigliosa avventura politica. La capitale appariva sabato più deserta che in un giorno di festa: vietata la circolazione, negozi serrati e, sorprendentemente, una corsa di primo mattino alle urne per intingere l'indice nell'inchiostro indelebile e firmare così la scheda. «Per le presidenziali non c'è un limite di seggio – spiega Timur, uno dei protagonisti della scena culturale locale – e quindi, per evitare lunghe code, tutti di buon'ora sono andati al seggio più vicino».

sabato 14 giugno 2014

Il ballottaggio tra Ghani e Abdullah (aggiornato)

Torno nella capitale afgana dopo  diversi mesi di assenza e proprio nel giorno in cui inizia il voto di ballottaggio per scegliere tra Ashraf Ghani e Abdullah Abdullah. La sfida è interessante non solo come prova della maturità del sistema elettorale (che finora se l'è cavata bene) ma anche per capire chi e come vincerà la partita. Nelle ultime settimane abbiamo visto diversi cambi di casacca: Rassoul, candidato di Karzai (era il suo ex ministro degli Esteri), sostiene Abdullah ma a sorpresa uno dei fratelli del presidente (Qayum, il più potente) ha scelto Ghani mentre un altro si è schierato con l'uomo dell'ex Alleanza del Nord. Stessa cosa per i fratelli del Leone del Panjshir,  Shah Massud: uno con l'ex braccio destro del leone, l'altro con l'ex funzionario della Banca Mondiale. E poi tutta una pletora di personaggi, mullah, assemblee di villaggio che si sono dichiarate per questo o per quello. Interessante il gioco del presidente: si potrebbe dire che, per non restare appeso, abbia pianificato una strategia che in qualche modo lo mantiene in carreggiata avendo, in un certo senso, appoggiato entrambi i candidati...

venerdì 23 maggio 2014

Se il vecchio presidente si schiera con Ghani

Classe 1926, già capo dello Stato del governo ad interim nato con la fine dell'occupazione sovietica e poi presidente dell'Afghanistan dopo la caduta di Najibullah nel 1992 (anche se solo per pochi mesi),Sibghatullah Mojadedi è uno dei pochi leader mujaheddin a non vantare una carriera insanguinata dalla lotta fratricida scatenatasi con la guerra civile all'uscita di scena dell'Urss nell'89 e sopratutto dopo la presa di Kabul nel '92. Il vecchio teologo, che si è più volte dimesso da cariche ufficiali in polemica con Karzai, gode di un certo rispetto e dunque ha un peso la sua decisione di appoggiare Ashraf Ghani. E non è l'unico endorsement di peso che l'ex ministro è riuscito a guadagnarsi: mentre Zalmai Rassoul dava la sua adesione ad Abdullah Abdullah, il suo numero due Ahmad Zia Massoud (il fratello minore del “Leone del Panjshir”) la dava a Ghani in compagnia di altri personaggi di rilievo come l'ex candidato Dawoud Sultanzoi e il sodale del generale Wardak (ritiratosi dalla corsa) Syed Hussain Anwari.

sabato 26 aprile 2014

Ultimora elettorale. Il primato di Abdullah

Col 100% delle schede scrutinate conferma Abdullah Abdullah al primo posto.    Oltre 230mila le schede ritenute non valide. 6 milioni e 800mila i voti contati.

venerdì 25 aprile 2014

Testa a testa afgano: terzo scrutinio (82% del voto). Cominciano i corteggiamenti

A sinistra Abdullah, a destra Ghani
Terzo round di risultati parziali del voto presidenziale annunciati ieri a Kabul: Abdullah Abdullah è primo con 43,8%, Ashraf Ghani 32,9%, Zalmai Rassoul 11,7%, Sayyaf 7%, Helal 2,8%, Sherzai 1,6%, Sultanzoy 0,5%, Arsala 0,2%. Voti contati all'82,59%.

Con l'avvicinarsi del ballottaggio, il testa a testa sui due si gioca adesso sulle alleanze ed ecco profilarsi la prima. Entrambi hanno offerto  all'ormai ex presidente Karzai un ruolo nel nuovo governo con l'occhio a quell'11% raccolto da Rassoul: arma a doppio taglio, come la percentuale di altri candidati (Sayyaf ad esempio). Sposterà voti questa alleanza, certamente, ma ne potrà far anche perdere. Anche se a contare ancora sono e saranno le alleanze tribali, questa tornata sembra dire - e il caso Rassoul-Karzai sembra dimostrarlo - che contano meno di una volta. 

lunedì 21 aprile 2014

Se la differenza la fa l'islamista più radicale

Abdullah Abdullah
Come abbiamo visto ieri, Abdullah Abdullah è in testa con una buona performance (44,4%) che mette in difficoltà Ashraf Ghani (33,2%). Le percentuali cambieranno, ma è fuor di dubbio che la partita del ballottaggio presidenziale imminente si giocherà tra i due. Chi farà la differenza per far superare ai contendenti la fatidica soglia del 50%?


Sayyaf e la bandiera che è il suo simbolo
sulla sua pagina Facebook dove ha raccolto 200 like
Una spunta degli altri risultati indica chiaramente che il più forte contributore sarà AbdulRassoul Sayyaf, all'inizio al 5% ma con le ultime proiezioni, basate sul 50% dei voti contati, è addirittura al 7.6. I rimanenti, sommati, (Qutbuddin Helal 2.7%, Gul Agha Sherzai 1.6%, Daoud Sultanzoy 0.5%, Hedayat Amin Arsala 0.2%) non superano attualmente il 3,5%. Dunque Sayyaf. Questo signore (della guerra), originario di Paghman, è un'islamista della prima ora, l'autore delle peggiori modifiche legislative e un fiero alleato ideologico, benché li combatta, dei talebani. Da lui dipenderà il gioco tra le parti nelle quali Abdullah ha già scelto tra i suoi vice Mohaqeq, un mullah sciita conservatore con un passato che dovrebbe vederlo imputato come criminale di guerra. Come Sayyaf. E' bene saperlo (e denunciarlo) perché le alleanze future si decidono in queste ore. 

ps
Scelgo i profili di AfghanBio, che trovo equilibrati,  ma sui vari personaggi, a cominciare da Sayyaf, esiste una vasta pubblicistica

domenica 16 marzo 2014

Anche Wardak getta la spugna

Dopo il fratello di Karzai, Quayum, tocca adesso al generale Abdul Rahim Wardak fare spazio a candidati più forti. Il generale ha infatti deciso di rinunciare a correre per la presidenza. Statura massiccia, già ministro della Difesa, uomo vicino a Karzai, Wardak fa un passo indietro anche se per ora non dice a chi vuol traghettare i suoi (pochi) possibile elettori.

Da 11 concorrenti siamo passati a 9 e Zalmai Rassoul guida la classifica del post Karzai in nome e per conto dell'ormai quasi ex capo dello Stato. I giochi sono ancora tutti aperti - specie per Ashraf Ghani e Abdullah  Abdullah - ma alleanze e passaggi di voto si delineano ben prima del ballottaggio che per altro appare inevitabile.

venerdì 14 marzo 2014

L'ultima mossa del maresciallo Fahim

La Costituzione vuole che, anche se mancano ormai un pugno di giorni, il maresciallo Fahim, già a capo dell'Alleanza del Nord ai tempi della cacciata dei talebani nel 2001, ministro della Difesa nel primo governo di transizione e infine vicepresidente (si presentò alle ultime elezioni del 2009 in ticket con Karzai e Khalili), venga rimpiazzato. Morto nel suo letto nell'imponente residenza di Kart-e-Parwan per un attacco di cuore (soffriva di diabete), il maresciallo lascia un vuoto in un momento difficile, garante com'era degli equilibri di potere (assai più che etnici) tra gli ex dell'Alleanza del Nord (Abudllah Abdullah ad esempio) e la covata Karzai, al momento rappresentata nella corsa elettorale soprattutto da Zalmai Rassoul. La scelta dell'uomo che dovrà stare a fianco del presidente nei prossimi mesi (il ballottaggio è forse l'unica certezza delle presidenziali di aprile) avrà dunque una sua importanza e non potrà essere solo una scelta di routine. L'uomo sarà comunque del partito di Fahim (e dell'ex presidente Rabbani, anche lui morto da poco vittima di un attentato). L'Hezb-e-Islami è un partito islamista in piena regola ma che ha saputo far buon viso a cattivo gioco, subendo la presenza della comunità internazionale che, a sua volta, ha fatto buon viso a cattivo gioco evitando di ricordare a Fahim, Khalili, Sayyaf, Dostum e molti altri ex mujaheddin il peso del loro passato.
Il corteo funebre in uno scatto tratto
dal sito di Tolo. Nella notte una delle ultime nevicate

domenica 2 febbraio 2014

IL PRIMO SANGUE SULLE ELEZIONI AFGANE

Mancano due mesi esatti alle presidenziali afgane (oltre al rinnovo dei Consigli provinciali) la cui campagna elettorale inizia oggi, come annunciato dalla Commissione elettorale indipendente. La lista dei candidati alle presidenziali (le cui immagini di lista si possono vedere qui) presenta 11 profili più quelli del vice presidente che si presenta in ticket (vedi sotto).

Ma le cose non sono iniziate bene: stamattina alle 6 e mezza, due aiutanti di Abdullah Abdullah (nella foto a destra tratta dal sito di Pajhwok) sono stati .freddati a Herat da killer che li hanno raggiunto a bordo di una macchina e  hanno sparato. Shujahuden e Faiz Ahmad Hamdard - questi i nomi dei due appartenenti al team del candidato - sono i primi  morti  di una campagna che si annuncia tesa e per nulla scontata nei risultati.

Ecco la lista dei candidati
:
  1. Dr. Abdullah Abdullah
  2. Dawoud Sultanzoi
  3. Abdul Rahim Wardak
  4. Quayum Karzai
  5. Ashraf Ghani Ahmadzai
  6. Sardar Mohammad Nadir Naeem
  7. Zalmai Rassoul
  8. Qutbuddin Hilal
  9. Gul Agha Sherzai
  10. Abdul Rab Rasoul Sayyaf
  11. Hidayat Amin Arsala