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martedì 1 aprile 2014

Sbatti il bimbo in prima pagina

Si chiama carta di Treviso e fu firmata – e in seguito emendata – dal sindacato e dall'Ordine dei giornalisti con Telefono Azzurro a tutela dell'infanzia. Da allora ci siamo abituati a minorenni coi volti oscurati, sia che picchino un compagno di classe, sia che siano le vittime della furia dei loro coetanei. Brutte foto ma è giusto così. Non per tutti però.

La regola infatti sembra valere solo per i nostri figli. Un servizio della Reuters del 28 marzo scorso, che gira vorticosamente su facebook, sceglie di mettere i volti e le ferite di alcuni bambini afgani in bella mostra: c'è anche il povero Abuzar, l'unico membro che si è salvato dalla strage che ha annientato la sua famiglia (il babbo era un giornalista afgano), trucidata al Serena Hotel di Kabul da un raid talebano. Il poverino, che è così piccino da portare ancora il pannolino, è accudito dalla nonna nel suo letto di ospedale e diventa il piatto forte di un servizio sulla violenza dei talebani. Se fosse il figlio di uno di noi avremmo lo stesso ritratto in prima pagina o il magico scatto avrebbe il viso oscurato dai picsel che hanno il compito di difendere la privacy dei più piccini? Chissà, forse il fotoreporter ha fatto firmare alla nonna una liberatoria.

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