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lunedì 21 gennaio 2019

La guerra dormiente sotto il Prasat Preah Vihear

Raggiungere il tempio khmer di Prasat Preah Vihear non è facile. Il grande complesso, composto di lunghi corridoi, cinture murarie ed enormi mura di pietra, è un gioiello dell’arte khmer della prima metà dell’XI secolo, quando il buddismo ancora non era diventato religione di Stato. Dedicato a Shiva, discretamente conservato e solo in parte ricostruito, si trova sulla linea di confine tra Cambogia e Thailandia ed è uno dei tanti nodi che segnano i non facili rapporti nei due Paesi che, otto anni fa, si presero a cannonate proprio nella zona del tempio. Sul motivo del contendere, la sovranità sui territori che circondano i resti sacri, non c’è ancora intesa ma solo una pace fredda e dunque una tensione sopita. Pronta a riaccendersi in una ventata nazionalista. Ma questo antico tempio, che in parte ricorda il maestoso complesso dell’Angkor Wat in pianura e che è tutelato dall’Unesco, è sempre stato un oggetto del contendere e ha visto più segni di guerra che non di pace.

Ci si arriva o con un tour organizzato da Siem Reap o utilizzando la miriade di minivan privati che in Cambogia sostituiscono il servizio pubblico e che partono solo quando sono pieni. Il tempio è situato in cima a una collina (nella catena dei monti Dângrêk) nella provincia di Preah Vihear, una delle più povere del Paese e che fu una delle ultime aree sotto il controllo dei Khmer rossi quando il loro regime – esattamente 40 anni fa – fu destituito da un’invasione del Vietnam, che lo tenne a lungo sotto tutela. I Khmer rossi si ritirano a Nord e a Est sulla linea di confine con la Thailandia. Tra i luoghi prescelti c’era anche Prasat Preah Vihear.

Per guadagnare la possibilità - rarissima in Cambogia -  di uno sguardo dall’alto sull’immensa pianura che costituisce questo Paese di 181mila kmq con solo 16 milioni di abitanti, bisogna prima attraversare un paesaggio piatto e desolato. In attesa delle piogge i campi vengono dati alle fiamme e una nera sequenza di arbusti e alberi bruciacchiati costeggia la strada. Una strada dove, se si sono salvate dagli incendi, allignano mucchi di spazzatura non biodegradabile. Appena si arriva in prossimità del confine, le rare montagne del Paese che fanno da frontiera naturale con la Thailandia, mostrano tutte lo stesso segno: una deforestazione selvaggia che avrebbe mangiato l’80% della foresta di questo Paese. Bisogna arrivare alla cittadina di  Sra'em, a una trentina di chilometri a Sud del tempio e da li proseguire in motocicletta (oltre 10 dollari) sino all’ingresso (biglietto 10 dollari) dove un’altra motoretta del parco archeologico (5 dollari) vi porterà sino in cima. A Sra'em non c’è nulla da vedere tranne un povero mercato di frutta e pesce circondato da baracche e da numerose officine di riparazione meccanica che sembrano l’unica attività reale del piccolo borgo...

...segue su Atlanteguerre.it con foto


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