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giovedì 3 marzo 2022

Armi agli ucriani? Perché sono contrario

Gettare acqua sul fuoco non serve a spegnerlo. Ci vuole un estintore o, in mancanza di meglio, una coperta per soffocarlo. Se però ci si aggiunge benzina, il fuoco non solo non si spegna ma aumenta sino ad andare fuori controllo. Questo paragone poco elegante serve a spiegare perché ritengo che dare armi alla guerra, giusto o sbagliato il motivo, buono o cattivo il recettore, sia un grave errore. Combattere la guerra con altra guerra la rinfocola, non la spegne. Sorgono due domande: e allora che si fa mentre qualcuno in un altro Paese è sottomesso alla forza bruta di un invasore? La seconda: se non vuoi mandar armi agli Ucraini come spegnerai il fuoco di quel conflitto?


Alla prima domanda rispondo con sanzioni, pressioni, negoziato e diplomazia. Quella in Ucraina è una guerra simmetrica e convenzionale. Alimentare false speranze mandando due mitraglie e qualche missile significa illudere gli ucraini e allungare la loro agonia. Se Putin non ha ancora raso al suolo Kiev non è perché non può ma solo perché deve tener conto delle sanzioni, della diplomazia e della piazza: dei nostri e soprattutto dei suoi pacifisti. A chi se la rideva chiedendosi dove sono i pacifisti rispondo: eccoli, ci sono sempre stati ma spesso non li si vuole vedere. Se non gli dai voce (lo dico ai nostri giornali) i pacifisti non esistono.


Per spegnere completamente un incendio però ci vuole ben altro che pacifisti, diplomazia, negoziati e sanzioni. Se basteranno – come spero - la brace coverà comunque sotto la cenere. Il fuoco va previsto e, soprattutto, se bisogna attrezzarsi con le coperte e gli estintori, bisogna prima levare dal quadro tutti gli elementi incendiari. Non solo non lo abbiamo fatto in Ucraina, lasciando che la piaga Donbass diventasse purulenta. Non lo facciamo mai. C’è stato forse un dibattito pubblico sulla fine della guerra in Afghanistan? Esiste un ministero della Pace? Abbiamo ripensato al ruolo di Onu e caschi blu? Abbiamo creato strumenti che coinvolgano o continuiamo a fabbricare sistemi che estromettono? La pace non si crea facilmente dopo. Si deve preparare prima. Se vuoi la pace, non preparare la guerra: prepara semmai la pace.

C’è altro: aggirare una legge che ci vieta di vendere armi a un Paese in guerra, sia pure per supposta buona causa, crea un precedente e cozza con l’articolo della Costituzione che ripudia la guerra come strumento per risolvere i contenziosi fuori dai nostri confini. Creare precedenti è sempre pericoloso. Lo fu il Kosovo che fu creato con un’invasione che smembrò un Paese per crearne un altro nuovo che doveva proteggere la comunità albanese. Sappiamo come è andata. E’ un elemento che pochi hanno rilevato ma è un precedente che consente a Putin di bypassare la prima regola della convivenza internazionale, ossia la modifica unilaterale di un confine. Non lo giustifica ovviamente ma è purtroppo una delle tante premesse che lo hanno facilitato come l’allargamento della Nato sino ai confini con la Russia. Ma questo è il prima. Adesso bisogna pensare a come fare pressione, a come strangolare la finanza russa e anche a come organizzare la nostra solidarietà con gli Ucraini. Siamo disposti a rinunciare al 30% dei nostri riscaldamenti per fare a meno del gas di Mosca? Forse è più facile lavarsi la coscienza con qualche arma che arriverà tra settimane per combattere le truppe russe. Guarda caso trasportate anche su blindati Lince italiani.


1 commento:

Sofia ha detto...

Cercando informazioni sulla “maledizione di Madame Nhu “ho trovato il Tuo fantastico blog che mi aiuta a capire tante cose perché ne so poco di storia e geopolitica . Continua così . Sofia Vicchi