
Oggi ho saputo che un carissimo amico della mia gioventù è morto, qualche settimana fa. Si chiama Gigi Notari e voglio ricordarlo con l'immagine che vedete accanto, una mini minor rossa. Auto cult ma, nel caso di Gigi, anche per un altro motivo. All'epoca, ero nei mie forse sedici anni, Gigi era già oltre i suoi 18 e... aveva la macchina. Era un bel ragazzo, dotato di una generosità fuor di misura, di una sottile ironia avvolta in un velo di tristezza abilmente dissimulata con battute e facezie. Gli piaceva parlare ridacchiando e ogni tanto la voce gli andava in falsetto. E comunque la sua ironia non era mai pesante, aveva un che di raffinatamente delicato, anche se ti stava prendendo in giro. Lascia un figlio e una compagna che ho conosciuto appena, l'ultima volta che l'ho incontrato nel bar che gestiva a Milano, dietro la Macedonia Melloni, quando era appena nato il mio ultimo nipote. Gli ho voluto bene.
Mi ricordo che una volta ci ritroviamo all'Erika, un bar che aveva una certa fama nella Milano dei ruggenti Settanta. Era un buco fatto a L, con un biliardino, due tavoli rotondi dove si giocava a scopa e un bancone di lamiera anni Sessanta con losanghe di legno sul davanti, dietro cui c'era una misteriosa botola in cui scendeva il ”signor Gino”, autorevole e autoritario titolare di quel ritrovo di adolescenti che, da bar del liceo Carducci, era diventato poi col tempo un punto di riferimento per la sinistra milanese, per i frikkettoni India-dipendenti e per la “banda Bellini”, ossia quelli del Casoretto, un gruppo militar-militante che Philopat, scrittore meneghino, ha reso famosi con un pamphlet che ne ha decantato le gesta come si faceva ai tempi di Virgilio. Orbene era uno di quei pomeriggi sfessati che non sai cosa fare. Spleen come se piovesse, voglia di studiar meno che zero e nemmeno un collettivo da frequentare. C'erano, e una fotografia da qualche parte lo conferma, la Chiarina e il prode Guzman, un amico con cui ho condiviso le migliori ore di nulla facenza della mia altrettanto prode gioventù. E allora il Gigi dice: “Dai, andiamo a fare un giro...”. Botta di vita. E lui aveva la macchina.
La benzina costava allora 160 lire ed era alla portata persino di noi imberbi scolaretti di liceo. La gita fuori porta, verso le nebbie padane di un pomeriggio che poteva essere di metà novembre o metà marzo con quelle luci che alle quattro già preludono al buio, doveva passar per forza di cose da un'osteria. Credo che ne abbiam bevuti e penso che fossero soprattutto degli “uno in due” (Campari soda smezzato col vino bianco), oppure, se avevamo poca grana, degli “spruzzati”. Edizione lombarda del più noto spritz. A modo nostro un pomeriggio da leoni che prometteva, il giorno dopo, un quattro sul registro ma che consentiva di tornar a casa brilli e con la coscienza che si “...oggi ho vissuto”. “Confesso che ho vissuto”, come diceva il vecchio Pablo Neruda.
Ma lasciate allora, che in onore di Notari Gigi, padrone di una mini rossa e di una chitarra elettrica (altro must dell'epoca), ricordi come si prepara lo spruzzato. Ce ne sono diverse versioni ma la base è vino bianco secco (non spumante come fanno a Venezia). Ci si spruzza poi un po' di Campari, ma appena, tanto che il bianco diventi – nel miscelarsi lento e discendente del bitter -rubescente, anzi rosato e, se il lavoro era fatto per benino, ci andava anche una spruzzata di seltz, una sostanza ormai in disuso (anidride carbonica in pressione) che usavamo anche, sparandocela in bocca direttamente dal sifone, per produrci per qualche istante uno stordimento esilarante (ma questo è un altro capitolo, una scoperta di Luca detto “Topo”, anni dopo). Le altre versioni dello spruzzato prevedevano l'amaro (Fernet, ad esempio), o Aperol nell'edizione più zuccherina e disprezzata dagli alcoofili. I raffinati potevano metterci del Carpano o, ancor meglio, il Punt e Mes.
Non so se sia un modo adeguato di ricordare Gigi. Per me lo è. E mi piacerebbe che lo fosse anche per suo figlio e la sua compagna. Era un grande il vecchio Gigi, per quella sua capacità, con quei due anni più di noi, di condurci per mano a imparar le prime cose della vita. Come un bravo spruzzato, ad esempio, in un altrimenti mesto pomeriggio autunnale della nostra acerba primavera.
Buon viaggio Gigi. Sono certo che lo stai facendo con la Mini rossa