
Hamid Karzai, capo dello Stato uscente, ha chiuso la campagna con una conferenza stampa in cui si è fatto bello esibendo i candidati che si sono ritirati in suo favore. Otto su 41 senza contare l'ultimo colpo largamente annunciato: il ritorno dell'ex signore della guerra, generale col filosovietico Najibullah e ministro con Karzai, Abdul Rashid Dostum. Il suo sostegno, e cioè il pacchetto di voti della regione trucofona del Nord, non è di poco conto e gli si può dunque perdonare di avere sul groppone un mandato per omicidio che lo aveva costretto a un breve esilio in Turchia. Dostum riveste comunque la carica – ancorché abbastanza simbolica - di capo di stato maggiore delle forze armate, possiede media e una milizia fedelissima oltre a un fortissimo potere sulle aree attorno a Mazar-i-Sharif, suo feudo personale. La “casetta” di Kabul è un palazzone con una parabola grande quanto quelle della Nato, sorvegliata da un manipolo di miliziani che tengono lontani curiosi e giornalisti. E' chiaro che solo il presidente poteva far cestinare o sospendere le accuse contro di lui ed è dunque scontato il suo appoggio a Karzai che spera di farcela al primo turno. Ma non è l'unico ritorno old style.
Leggi tutto nella rubrica Afghanistan di Lettera22
Nessun commento:
Posta un commento