Sono stato alla manifestazione di oggi a Roma per l'acqua pubblica. Mi dicono di 300mila persone e non stento a crederlo. Bello e trasversale, dal Sole che ride ai trozkisti, dai comitati campani agli studenti della Sapienza. Ma con mio sommo disappunto: poche, pochissime bandiere della pace e solo qualche cartello per ricordare che la guerra è una pessima risposta a qualsiasi crisi e difficoltà. Ora, so che la manifestazione contro la guerra sarà il 2 e onestamente non capisco, da semplice cittadino pacifista, perché bisogna aspettare che la ferocia della guerra vada avanti per un'altra settimana senza che ci si possa esprimere contro. L'occasione di oggi era ghiotta: senza tante parole d'ordine, senza troppi distinguo, si poteva sbandierare l'arcobaleno subito unitamente alla battaglia per l'acqua. Un modo per dire che ci siamo pur con tutti i dubbie le domande che un no alla guerra solleva (ad esempio, cosa rispondiamo al problema della protezione dei civili?). Ero rimasto alla scelta di fare della manifestazione di oggi anche un momento di vitalità del movimento della pace ma invece no, per manifestare devo aspettare che intanto la Nato vada avanti sostenuta dai litigi di Sarko e Frattini per altri sette giorni senza che il popolo della pace si esprima perlomeno per dire che con la guerra non ci stiamo. Bisogna aspettare il 2, con qualche morto e qualche bombardamento in più. Posso solo augurarmi che il 2 ci sia tanta gente anche se io avrei preferito, e individualmente l'ho fatto, dire la mia oggi.
Sulla No Fly Zone ci sono tante idee, sulla guerra in se' anche (per il petrolio, per dare lavoro alla Nato, per una nuova stagione coloniale e chi più ne ha ne metta). Io, personalmente, ero contrario alla No Fly Zone per un semplice motivo: temevo che sarebbe andata com'è andata e cioè una buona idea (proteggere i civili) che si dimostra un'ennesima chance per giocare ai soldatini col cuore e i corpi di molti innocenti. Nell'essere contrario mi domandavo cosa si potesse fare per bypassare il rischio di un nuovo conflitto ma senza nascondermi che il problema della protezione degli insorti c'era e rimane. Avei sperato che il dibattito iniziasse allora e che già allora, prima e non dopo i bombardamenti, il movimento per la pace dicesse almeno, in piazza, che “proteggere si, bombardare no”. A cose fatto perde un po' di senso. E ne perde di più se bisogna aspettare ancora una settimana e circoscrivere la manifestazione in qualche slogan puro e duro, senza se e senza ma.
Credo che ci siano molti se e molti ma. Credo che dovremmo affrontare il tema della protezione. Credo che, oltre a manifestare, dovremmo proporre soluzioni e non aspettare che Bruxelles ce le imponga. Non credo che riusciremo a farlo il 2. Ma oggi invece si poteva far sentire la nostra voce, pur con tutti i distinguo e i se e i ma su cui si spremono le meningi le persone che amano ragionare con la propria coscienza. Mi sembra insomma che oggi sia stata l'ennesima occasione persa per dire che ci siamo, che forse non la pensiamo tutti allo stesso modo, ma che non crediamo che la guerra possa risolvere, come dice la nostra Costituzione, i contenziosi di qualsiasi genere siano. Sono un illuso? Oggi avrei voluto illudermi assieme a 300mila altri che credo, più o meno, la pensino grosso modo come me.
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