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venerdì 15 aprile 2011

LEZIONE LIBICA

La corsa della diplomazia internazionale, da Doha a Bruxelles passando per il Cairo, non solo sembra senza fiato ma appare soprattutto col fiato corto. Quel che la campagna di Libia mette infatti senza pietà sotto gli occhi di tutti è il fatto che la comunità internazionale parla con una coralità di voci che, a dispetto di quanto vorrebbe Hillay Clinton, mostra più che pluralismo di opinioni una dissonante strategia del dopo, a distanza ormai di quasi un mese dalla risoluzione 1973 del Consiglio di sicurezza sulla protezione dei civili libici. Ma andiamo con ordine.

La riunione dell'altro ieri di Doha ha fissato il paletto che invita la comunità internazionale a sostenere i “ribelli” del comitato di transizione. Ma come? Niente armi dicono alcuni, aiuti contro petrolio dicono altri, sostegno umanitario aggiungono altri ancora, più raid e bombardamenti dicono all'unisono Francia e Gran Bretagna (che adesso l'Italia si sia invece decisamente allineata su posizioni negoziali e su un rifiuto dei bombardamenti è una scelta che, ancorché tardiva, non può che farci piacere)....Segue, leggi tutto su Lettera22

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