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venerdì 10 maggio 2013

UN MILIONE DI FIRME SULLE MACERIE DEL RANA PLAZA


Il crollo del Rana Plaza (oltre 1000 morti!) ha prodotto almeno un risultato: un milione di firme in calce alle petizioni che chiedono ai marchi che si riforniscono in Bangladesh di sottoscrivere immediatamente il Bangladesh Fire and Building Safety Agreement, un accordo che vincola al controllo della sicurezza nelle aree del lavoro tessile, una moderna forma di schiavitù più volte venuta alla luce ma mai in maniera così eclatante. A renderlo noto è la Campagna italiana “Abiti puliti”, quella che ha denunciato, tra l'altro, il coinvolgimento di molti clienti italiani e sbugiardato la firma più importante: il colosso multinazionale Benetton. L’accordo messo a punto insieme ai sindacati internazionali – spiegano alla Campagna - pone le basi strutturali per evitare la perdita di altre vite. Firmarlo entro il 15 maggio, aggiungono gli attivisti di “Abiti puliti”, è questione di “vita o di morte”.

L'Italia però sembra molto in ritardo. A parte qualche piccola manifestazione a Padova e qualche sdegnato commento sui giornali, l'opinione pubblica e i grandi marchi sono rimasti silenti. Anche il governo si è speso poco. Lo stesso i sindacati. Sembra non contar molto che in quella vicenda siamo coinvolti e che dal 2005 a oggi più di 1700 lavoratori tessili sono morti in quel Paese a causa della scarsa sicurezza degli edifici. La firma di quell'accordo sarebbe una buona scelta: prevede ispezioni indipendenti nelle fabbriche, formazione dei lavoratori sui loro diritti, informazione pubblica e revisione strutturale delle norme di sicurezza.

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