I dintorni del grande viaggio: la Jugoslavia di Tito e l'isola di Mljet, Matala e la Grecia, il viaggio a Istanbul prima tappa del Viaggio all'Eden verso Kathmandu. Treno, autobus, nave autostop. Il ponte di Mostar ricostruito, la Grecia che piange le regole del default. Un viaggiatore ripercorre la strada per l'Oriente quarant'anni dopo cercando di far ordine tra appunti, ricordi e inevitabili trasformazioni. (uscito anche su il manifesto ieri in edicola)
Atene non sembra più la stessa. Ma non per via dei cortei che assediano il palazzo del governo, l'aumento dei mendicanti, i titoli dei giornali che strillano di default, troika, disoccupazione o delle atrocità di Alba dorata. Non è più la stessa di quarant'anni fa quando, prima tappa verso l'India, era una meta obbligata per l'adepto del “Viaggio all'Eden”, il mitico tragitto che menava a Kathmandu, in Nepal.
Quarant'anni fa la Grecia era ancora in mano alla dittatura anacronistica dei Colonnelli che avevano dimissionato il re ed eretto uno Stato di polizia durato otto anni. Era un Paese povero e sottomesso ma incredibilmente accogliente come se i Greci vedessero in queste frotte di giovani col sacco in spalla una sorta di riscatto possibile: l'annuncio che l'Europa non si era dimenticata di loro. Paese agricolo e incontaminato, intriso di una civiltà antica e fortemente ospitale, aveva il suo grande bazar ad Atene, città di servizi, sporca e caotica. Tutto fuorché affascinante se si escludeva il Partenone, meta obbligata persino per chi considerava la Grecia solo un luogo di passaggio.
segue in un libro di prossima pubblicazione
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