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lunedì 16 dicembre 2013

REALITY E REALTA', PERCHE' DIFENDO MISSION

Voglio fare una premessa: non posseggo la televisione e odio i reality e non solo quelli italiani. Amo la carta stampata e la radio. Ma ne ho sentite e lette così tante su Mission, la trasmissione Rai (giunta alla sua seconda puntata) dedicata alla situazione dei rifugiati, che qualche curiosità mi è venuta. Anche perché conosco l'Unhcr e soprattutto Intersos, di cui ho sentito dire tutto e il contrario di tutto, persino - bufala che ha faticato ad estinguersi in Rete - che avesse costruito un ospedale a Kabul che poi era andato in pezzi per colpa loro. Era talmente una bufala che, alla prima rimostranza dell'organizzazione, il Guardian ha rimosso un video superficiale e diffamatorio postato sul suo sito e che attribuiva all'organizzazione umanitaria responsabilità non sue. Ma questa è un'altra storia. Torno a Mission.

Per tante ragioni non amo i reality (in realtà a chi ha scritto Mission il termine reality non piace e gli preferiscono il più tradizionale documentario),  la prima delle quali risiede nel mezzo televisivo in sé che, per sua stessa natura, deve sempre costruire (come il cinema) perché una scena abbia un senso, non sia noiosa e anzi ben accettabile scenograficamente dal suo pubblico. La tele non è realtà per default, semmai una sua ricostruzione, come appunto sono anche i reality. Ma la tele esiste e la guarda un mare di gente. E' sacrosanto servirsene per un nobile fine. E se il reality funziona meglio perché c'è il principe o la soubrette, ben venga il reality con principe e soubrette.

Faccio mie le considerazioni del collega Ugo Tramballi che sul suo blog ha difeso Mission. Con una riflessione: "Anche se appare come controsenso, il successo di “Mission” è provato dall’insuccesso del suo share. La prima puntata, riferisce l’Auditel, ha avuto 2.165.000 spettatori, l’8,16% di share. Quando mai - si chiede Tramballi -  leggono un mio pezzo in due milioni?". Per la Tv in effetti due milioni è poca cosa  ma per quei disgraziati della Rdc, dico io, è davvero  molto se questo significa conoscere la situazione, finanziare l'assistenza con 1 euro, spingere il nostro governo a fare di più, cominciare a chiedersi se non sia giusto offrire asilo in casa nostra. Quanti leggeranno  il suo o il mio pezzo sul Congo sul 24Ore o su il manifesto? Cento, mille, duemila persone? Diecimila? La tv di occhi ne becca due milioni di paia  e probabilmente sveglia le coscienze dietro a quei bulbi oculari. Bene, male, in modo politicamente corretto? Non è molto importante. Le sveglia. E devo aggiungere che è  persino una scelta coraggiosa visto che di solito è lo share a comandare e dunque per Mission c'è il rischio che dalla prima slitti alla seconda serata. Con lei principi ma anche i rifugiati.


Ora, io non sceglierei di farmi raccontare il Congo dal principe Emanuele Filiberto e nemmeno da Paola Barale. Ho un amico che lavora da quelle parti e mi sembra una fonte più affidabile. Ma il mio amico che share raggiungerebbe se ci raccontasse i drammi congolesi? Io di Mission posso fare a meno, ma quelle decine di migliaia di rifugiati no. Quelli hanno bisogno di share, di finanziamenti, di aiuti. Non solo di analisi. Ben venga Mission e tutti i reality del mondo.

Infine un'ultima mota: le due star (comunque coraggiose perché andar laggiù richiede coraggio) hanno i loro evidenti limiti. Ma il personale di Intersos e dell'Unhcr sa il fatto suo. Il valore aggiunto proprio sono loro (non le due star) che con poche e chiare parole spiegano il contesto. Un contesto che la maggior parte degli italiani ignora. Adesso invece due milioni di persone sanno dov'è il Congo, cose la Rdc, cosa c'entra l'Uganda, perché si muore e ci si ammala, perché si sceglie di bussare al cuore dell'Europa scappando dall'Africa. Forse il reality è l'arma del nemico con cui di solito si intorpidisce la coscienza dei telespettatori, ma in questo caso mi pare che usare l'arma del nemico sia stata una buona idea anche se io non prometto, visto che i reality non mi appassionano, di seguire anche la prossima puntata. Spero però che lo facciano tutti quelli che ne hanno parlato male ancor prima che Mission venisse trasmesso.





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