Il generalissimo: tutto previsto seguendo una strategia ben precisa |
Dopo
aver dichiarato martedi l'imposizione della legge marziale, il capo
di stato maggiore delle forze armate thai generale PrayuthChan-ocha
ha fatto partire il suo colpo di Stato nel pomeriggio di giovedi in
seguito al fallimento di un meeting il cui scopo era la ricerca di
un'uscita politica dall'impasse. Un'intesa tra gli anti-Shinawatra
del People's Democratic Reform Committee (Pdrc) e i filo Shinawatra
dell'United Front for Democracy Against Dictatorship (Udd) coi
rispettivi partiti guida: il Partito democratico e il Peua Thai di
Yingluck Shinawatra. Prayuth voleva la formazione di un governo ad
interim “neutrale”. Logicamente, essendoci già un governo ad
interim (capeggiato dal premier Niwattamrong Boonsongpaisan
con
ministri vicini a Shinawatra) e semmai essendo nelle corde del Pdrc
un governo del Partito democratico, l'intesa era impossibile come
certamente il generale sapeva in anticipo. Ma la foglia di fico
poteva coprire una decisione già presa altrove e con l'avallo del
re, acerrimo nemico dei Shinawatra, e della sua stretta cerchia di
consiglieri. Era necessario far tabula rasa e ripartire, trovando poi
il modo di formare, col tempo, un governo costituzionale ma fedele al
re. In che modo – visto che il partito di Shinawatra vince sempre
le elezioni – si vedrà.
Yingluck: la sua colpa principale è di essere sorella di Thaksin Shinawatra e di vincere, come lui, le elezioni |
Nel fratempo il generale a capo del Ncpo o National
Council for Peace and Order
(un
fedelissimo della corona che ha servito nella guardia della regina ed
è ben ammanicato a corte) ha messo ai ferri tutti quanti
consegnandoli – sia i partecipanti alla riunione, sia altri
politici e intellettuali vicini a Shinawatra – alla prima
divisione di fanteria della Guardia reale di Bangkok. Del resto
l'esercito tailandese si chiama “reale” e risponde prima di tutto
al re, il vecchio burattinaio che dietro le quinte gestisce il cambio
della guardia tanto desiderato a palazzo
reale come da vasti settori della business class della capitale. Come
scrive AsiaTimes, il golpe era stato preparato con cura assai prima
della riunione foglia di fico. La cosa ha funzionato egregiamente e
senza versamenti di sangue (per ora) anche se adesso le cose
potrebbero complicarsi, come già accaduto in passato quando a
sistemare le vittorie dei Shinawatra ci pensava prima la giustizia
locale (che anche questa volta ha esautorato Yingluck il 7 maggio dal
ruolo di premier per una vicenda giudiziaria del tutto fragile e
secondaria) e, nel caso si renda necessario, l'esercito. Del resto la
tradizione è antica.
Re Bhumibol Adulyadej: si scrive golpe militare si legge golpe reale |
I
colpi di Stato sono stati dagli anni Trenta una dozzina e nove primi
ministri sono stati esautorati da putsch delle divise verdi. Due
invece sono stati mandati a casa dai magistrati, un potere che molto
spesso ha servito, come i soldati, la corona di re Bhumibol. Dunque
una storia che si ripete ma, questa volta, senza la delicatezza del
penultimo golpe, quello che nel 2006 esautorò Thaksin Shinawatra,
fratello di Yingluck, mentre il premier era all'estero. Questa volta,
pur salvando le apparenze, non si scherza. Nulla dovrà esser più
come prima. Non sarà facile. All'estero – anche se con toni
morbidi – l'ennesimo golpe tailandese è stato criticato (dagli Stati Uniti in primis ma anche da altri Paesi tra cui l'Italia) e la
famiglia Shinawatra sta pare pensando a un governo in esilio magari
nella confinante Cambogia, da cui infliggere colpi appuntiti. Infine
c'è un problema di consenso anche se gli analisti dicono che le
regioni del Nord e del Nordest – zone di agricoltori che hanno
beneficiato in passato dei benefit governativi (tra cui la facilità
di accesso al credito) promossi da Thaksin e che hanno costituito la
base elettorale del suo partito (nelle sue varie declinazioni ) -
adesso sarebbero meno propense ad appoggiare l'Udd, sentendosi
danneggiate dalle politiche statali di sussidi per l'acquisto del
riso a prezzi popolari visto che molti contadini non sono stati
pagati o si sono troppo indebitati. (1 - continua)
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