Anche
questa volta l'Aam
Aadmi Party di Arvind Kerjwal ce l'avrebbe fatta
nelle elezioni per il rinnovo dell'Assemblea della capitale, il mini
stato dall'Unione senza governo da un anno esatto (Kerjiwal si
dimise il 14 febbraio 2014). I dati messi assieme da diverse fonti e
riportati da The Hindu dicono che gli exit pools delle elezioni di
sabato attribuirebbero tra 39 e 48 seggi al partito anti corruzione
(Aam) sui 70 in palio, seguito dal partito del premier Narendra Modi
(Bjp) che nelle scorse elezioni (2013) era invece arrivato con un ottima posizione ma non tale da permettergli di formare il governo della città-stato. Il
Congresso, già decimato nella passata tornata (ma col cui
contributo Kejriwal aveva potuto avere la maggioranza e fare un
governo) esce a pezzi. Altissima l-affluenza al 67%.
La
prudenza non è mai troppa ma si può aggiungere che persino una
vittoria di misura del Bjp resterebbe una vittoria di Kejriwal che
abbandonò il suo scranno da chief minister dopo nemmeno due mesi in
contrasto sia col Congresso sia col Bjp che avevano bloccato nel
“parlamentino” di Delhi il Jan
Lokpal Bill - la legge anti corruzione proposta dagli attivisti
della società civile, movimento da cui nel 2012 era nato l'Aap -
con una melina molto simile a quella adottata nel parlamento
nazionale. Poi Arvind aveva sfidato Modi nelle legislative perdendo
clamorosamente.
Sapendo
che la sua vera base elettorale è nella capitale, Kejriwal ha
chiesto scusa e si è ripresentato risfidando in un certo senso
ancora Modi e il suo candidato – l'ex poliziotta e attivista civile
Kiran Bedi – ma in un momento in cui Modi è premier e gode di
grande consenso. Se è vero quanto dicono gli exit pools la vittoria
sarebbe pazzesca perché con solo una trentina di seggi, il Bjp
subirebbe una sconfitta bruciante e così le sue politiche: liberiste e identitarie.
Paragonato
a Beppe Grillo per la sua battaglia anti corruzione, Arvind ha una marcia
in più. Non ha avuto paura di allearsi col Congresso dopo le prime elezioni formando il suo primo governo e la sua battaglia è su un
progetto di leggi serie e frutto di una lunga concertazione con la base. La politica, al contrario del comico genovese, Kerjriwal sembra
conoscerla bene sia nelle regole sia nelle strategie. Ora restano da vedere i numeri che al
Congresso di Sonia Gandhi danno un margine di soli 4 seggi, ossia una
presenza praticamente ininfluente. Ma la vera lezione è per
l'arrogante premier indiano, forse troppo convinto di essere la
persona giusta. Perdere Delhi, come più di un analista ha notato, è
perdere un pezzo importante del Paese.
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