"In concomitanza con il Jihad armato, sforzi politici e percorsi pacifici per il raggiungimento di questi obiettivi (la liberazione dallo straniero e l'istituzione dell'emirato ndt) sono principi islamici sacri e legittimi e parte integrante della politica del Profeta. Così come il nostro santo capo, l'amato Profeta (pace e benedizioni a lui), è stato attivamente impegnato nella lotta contro gli infedeli sui campi di 'Badr' (Arabia, nel marzo del 642 ndt) e 'Khyber' (qui il riferimento sembra riportare all'espansione della conquista islamica a Oriente ndt), ha contemporaneamente partecipato ad accordi vantaggiosi per i musulmani, ha tenuto riunioni con gli inviati degli infedeli, ha inviato loro messaggi e delegazioni e, in varie occasioni, ha anche intrapreso la politica del faccia a faccia in colloqui con la controparte infedele. Se guardiamo nei nostri regolamenti religiosi, possiamo trovare che le riunioni e anche l'interazione pacifica con i nemici non sono vietati, ma ciò che è illegale è (semmai) deviare dai nobili ideali dell'Islam e violare i decreti religiosi" (il neretto è nostro).
"Pertanto l'obiettivo dietro i nostri sforzi politici - prosegue il capo della shura di Quetta - così come i contatti e le interazioni con gli afgani e con altre nazioni, è quello di porre fine all'occupazione e di istituire un sistema islamico indipendente nel nostro Paese. E' nostro diritto legittimo utilizzare tutte le vie legali perché come organizzazione responsabile abbiamo la responsabilità delle nostre masse, siamo parte integrante della società umana e in relazione interdipendente con lei. Tutti i Mujahedin e i connazionali dovrebbero essere fiduciosi che in questo processo io fermamente difenderò i nostri diritti legali e il nostro punto di vista ovunque. Abbiamo istituito un 'Ufficio Politico' per gli affari politici, cui è affidata la responsabilità di controllo e lo svolgimento di tutte le attività politiche".
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Dunque, massima apertura ma anche alcuni punti che restano ben fermi: tanto per cominciare si parte dall'invasione dell'Afghanistan da parte dell'alleanza atlantica guidata da America che è stata "un'aggressione brutale esplicita che ha contraddetto tutti i principi umanitari" e quindi "l'avvio del sacro Jihad contro questa aggressione è diventato un obbligo individuale vincolante". Il Jihad pertanto non si ferma sino all'espulsione degli stranieri (e questo sarà un punto nodale della trattativa). Infine, dice ancora Omar, nessuno pensi che dietro a quanto accade ci siano le pressioni di Islamabad e Teheran. Excusatio non petita? Ammette Omar che "è tuttavia un fatto che abbiamo cercato rapporti cordiali, non solo con il Pakistan e l'Iran, ma anche di tutti gli altri paesi limitrofi. Proprio come verso il popolo del Pakistan e dell'Iran". I due c'entrano eccome e forse anche l'accordo con l'Iran appena raggiunto a Ginevra. Ma al dietro le quinte penseremo più avanti.
(un articolo più lungo su Lettera22)
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