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giovedì 9 luglio 2015

Pace in Afghanistan? Forse ci siamo. I problemi della guerriglia con Daesh

Il sacro Corano: interpretazioni diverse
e realpolitik
Pace è una parola grossa e forse è rischioso menzionarla in queste ore per l'Afghanistan. Ma l'incontro che si è svolto ieri a Murree in Pakistan è più di una promessa. E' stato il primo incontro ufficiale di un processo negoziale che, non a caso,  inizia in Pakistan. E' il primo passo ufficiale tra il governo di Kabul, che vi ha mandato i responsabili dell'Alto commissariato di pace, e i talebani che si riconoscono nella shura di Quetta di mullah Omar, la fazione più importante dei talebani afgani. Anche un uomo della  Rete Haqqani avrebbe partecipato.  Dall'incontro trapela poco se non i soliti temi di un'agenda trascinatasi per  anni ma che negli ultimi mesi, dal Qatar alla Norvegia, ha visto incontri preliminari informali sfociati adesso in un inizio ufficiale. A dopo il Ramadan il prossimo incontro. Tutti i commenti sono positivi.

C'è intanto da segnalare  la notizia che oggi campeggia un po' su tutti i siti afgani e pachistani e riguarda la morte in Afghanistan di Shahidullah Shahid, ex portavoce dei talebani pachistani (Ttp), espulso nel 2014 proprio per le sue simpatie dichiarate verso il Califfato: era ritenuto uno dei personaggi  più importanti affiliatisi a Daesh. Dire che Shahidullah  sia il capo del progetto califfale in Afghanistan è un po' forzato (in realtà a capo della formazione ci sarebbe stato - dice l'intelligence afgana - Hafiz Saeed, anche lui ucciso da poco), ma la sua morte è un duro colpo per il progetto del Grande Khorasan, regione che il Califfato vorrebbe dotto il suo dominio e che comprenderebbe Afghanistan e  Pakistan. Il fatto che siaa stato ucciso in Afghanistan la dice anche lunga sulle migrazioni del jihadismo locale (era originario del Waziristan).


Daesh è un problema in Pakistan e lo sta diventando anche in Afghanistan. Ma è un problema non solo per i governi quanto per la guerriglia. In Pakistan ha contribuito a spaccare il fronte jihadista divisosi in diverse formazioni tra cui la  Tehreek-i-Taliban Pakistan Jamaatul Ahrar (Ttpja) o Ahrarul Hind anche se questo non vuol dire che questi gruppi aderiscano all'Is. In Afghanistan ha fatto apertamente schierare la leadership del movimento talebano contro gli affiliati a Daesh, ritenuti degli stranieri con un'agenda che non c'entra nulla con quella nazionalista tipica della guerriglia afgana (infine vi sono le diatribe ideologico religiose e la diffidenza verso wahabiti e salafiti). Daesh è un problema anche per Al Qaeda cui sottrae uomini e risorse. Nondimeno, sostengono gli analisti pachistani, Daesh guarda con favore solo a gruppi omogenei e consolidati e non ama le galassie tipiche della guerriglia afgana e pachistana molto legata ai clan tribali (Ttp è sempre stato controllato dai  Meshud del Waziristan: quando al comando è salito un uomo dello Swat - mullah Fazlullah - sono iniziati i problemi).

Al momento siamo in una fase di transizione. Anche questo spinge a un accordo sia tra governi (Kabul e Islamabad) sia nella direzione del processo negoziale. Un modo, anche, per fermare le mire di Al Bagdadi.

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