La nascita ufficiale del Califfato lanciata da Al Bagdadi è del 29 giugno 2014. Ma già da diverso tempo prima circolava su internet una mappa delle ambizioni territoriali di Daesh. Non è chiaro chi l'abbia compilata e, secondo alcuni studiosi, si tratta dell'opera di qualche simpatizzante, oltretutto a digiuno di Storia visto che vi includeva il Nord della Spagna, la Slovacchia o l'Austria (mai state sotto dominazione islamica) e vi escludeva ad esempio la Sicilia. La mappa riproduce però a grandi linee le ambizioni espansive di un “impero” islamico che dall'Occidente europeo si spinge sino al Khorasan (geograficamente l'altipiano iranico e zone limitrofe) che però nell'ipotesi di Daesh include anche il subcontinente indiano. Una mappa che invece esclude il meridione del Sudest asiatico dove Indonesia, Malaysia, Brunei e Sud della Thailandia contano oltre 250 milioni di musulmani (si veda la mappa più sensata del gruppo Hizb ut-Tahrir riprodotta qui sotto a sinistra).
Ma al di là delle mappe e delle ambizioni, dov'è la forza reale dell'auto proclamato Stato islamico? Il suo cuore pulsante sta, com'è noto, tra la Siria e l'Irak dove oltre a combattere Daesh ha anche un vero e proprio controllo territoriale. Nel resto del mondo si va da piccole zone a macchia di leopardo a cellule più o meno attive e mobili. In questo momento, la minaccia più reale si potrebbe collocare a cavallo di Pakistan e Afghanistan, dove Daesh guadagna terreno anche grazie ai reclutamenti tra movimenti islamisti attivi nel Nord del Caucaso o nelle repubbliche centroasiatiche ex sovietiche che, quando non hanno cellule attive nei propri Paesi, forniscono combattenti.
A Ovest di Raqqa (Siria) – la capitale ufficiale per il momento – il califfato proietta la sua ombra su una vasta area che comprende l'Egitto, dove Daesh può contare soprattutto sulla regione del Sinai (Ansar Bayt al-Maqdis e Jund al Khilafah Kinana), il Nord della Libia (Ansar al Sharia), l'Algeria (Jund al Khilafah). Più a Sud la mira è su una vasta area africana che si estende dalla Somalia alla Nigeria dove Daesh può far leva soprattutto su Boko Haram (Wilayat Gharb Afriqiyah) vicino alle sue posizioni dal luglio 2014. Nella penisola arabica c'è invece Al Qaeda in the Arabian Peninsula che ha aderito a Daesh nell'agosto 2014.
L'espansione di Daesh secondo qualche simpatizzante . In alto la traduzione dall'arabo |
In India Daesh non fa molta strada se si esclude la cellula di Ansar-ut Tawhid fi Bilad al-Hind, attiva dal 2013 ma solo sul piano di propaganda e reclutamento mentre in Bangladesh (va menzionato il caso dell'uccisione dell'italiano Cesare Tavella) sono fuori legge almeno sei gruppi islamisti tra cui Jamaat-ul-Mujahideen Bangladesh o Ansarullah Bangla, di cui non sono chiari i collegamenti con Daesh: il Paese rimane comunque una possibile area di reclutamento. Più ci si sposta a Est e a Sud meno l'influenza di Al Bagdadi si fa sentire anche se Filippine e Indonesia sono due Paesi a rischio: nel primo l'area turbolenta di Mindanao è piena di gruppuscoli contrari a far pace col governo e dunque sensibili ai richiami di Daesh. mentre nell'arcipelago indonesiano alcune centinaia di islamisti avrebbero ascoltato il richiamo jihadista per andare a combattere in Iraq e Siria.
Il quadro è dunque in via di definizione ma il contagio è tutt'altro che contenuto: secondo il centro studi Jane's, solo negli ultimi mesi di quest'anno gli attacchi di Daesh sono aumentati a dismisura: 1.086 tra luglio e settembre e cioè circa 12 al giorno contro gli 8 registrati tra aprile e giugno. 2.978 vittime con un salto di oltre l'80% rispetto a un anno prima.
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