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(Enhancing Security and Stability in Afghanistan), i militari americani sono costretti ad ammettere che le cose non vanno bene. “Costretti” sembra un termine appropriato perché lo stile del rapporto mira sia ad assicurare che le forze di sicurezza afgane sono in grado di maneggiare la guerra infinita sia a dare un senso alla scelta di lasciare in Afghanistan quasi diecimila soldati (9.800) anziché i 5.500 che a fine 2016 avrebbero dovuto restare. Una scelta che Obama aveva fatto dopo l'eclatante presa di Kunduz da parte dei talebani tre mesi fa (nota soprattutto per il bombardamento dell'ospedale di Msf). Seppur obtorto collo, il rapporto dà conto di un peggioramento della guerra infinita: tra gennaio e novembre gli attacchi mortali sono aumentati del 4% e sono aumentati quelli con fuoco diretto (rispetto a mine e Ied); i talebani godono, nonostante tutto, di buona salute, Daesh continua a crescere e Al Qaeda non è affatto scomparsa. Solo il 28% degli afgani si sente nel 2015 “al sicuro”, rispetto al 35% nel 2014 e al 45% del 2013. «Collettivamente – conclude il rapporto – terroristi e gruppi insurrezionalisti continuano a presentare una sfida formidabile per gli afgani, gli Usa e la forze della coalizione» (a novembre circa 11.385 uomini).
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Il rapporto non menziona nemmeno quella che deve invece dev'essere considerata un'altra preoccupazione e non di natura insurrezionalistica: i movimenti al confine tra Afghanistan e repubbliche ex sovietiche, dove il dispositivo di sicurezza congiunto è stato potentemente rafforzato da Mosca dopo la presa di Kunduz tra settembre e ottobre da parte dei talebani che ha molto preoccupato i russi. Non è una novità che stiano guardando nuovamente con attenzione all'area da cui se ne sono andati nel 1989 con ignominia. Ed è di ieri la notizia che Mosca fornirà agli afgani 10mila Kalashnikov, l'arma da combattimento per eccellenza e nota in gergo come Ak47. Il Grande Gioco torna in tutta la sua potenza mentre per ora il processo di pace langue. Al netto di una riunione con americani, cinesi e pachistani che Kabul ospiterà a giorni ma a cui i talebani non parteciperanno.
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