Crescono in Sri Lanka le preoccupazioni dei musulmani locali per possibili attacchi contro la comunità sull’ondata delle emozioni suscitate dalla strage nelle chiese cattoliche. E mentre prosegue l’indagine sulla pista islamista, presidente e governo continuano a non essere in sintonia e sostengono che nelle loro mani non è mai arrivato l'allerta che avrebbe potuto evitare gli attentati
Il presidente Maithripala Sirisena, che aveva promesso "un'azione severa" verso chi non aveva trasmesso i famosi allerta arrivati dall’intelligence indiana e americana che prospettavano attacchi alle chiese e che già facevano il nome del gruppo islamista ora indicato come l’organizzazione che ha progettato la Pasqua di sangue, è sempre al centro della una polemica: l’esecutivo sostiene che la presidenza sapeva mentre il governo non era stato informato. Sirisena ribatte che non ne sapeva nulla. Così è passato dalle parole ai fatti: ha chiesto le dimissioni di due pezzi grossi della macchina statale. Il primo è il segretario alla Difesa Hemasiri Fernando, anche a capo dello staff presidenziale e del Board of Investment del Paese. Il secondo è l'ispettore generale della polizia, Pujith Jayasundara. E’ il memo dell’11 aprile redatto dal suo vice Priyalal Dassanayake ad aver messo in imbarazzo il presidente. E a questo punto non si capisce più chi quel memo abbia letto, chi lo abbia ignorato o sottovalutato o addirittura cestinato. Sia presidenza sia governo negano infatti di essere stati informati... continua su atlanteguerre
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