
Sirisena e Rajapaksa non si presentano alle elezioni ma uno dei due candidati favoriti è un “loro” uomo: Gotabaya Rajapaksa, fratello di Mahinda e controverso ministro della Difesa durante la sconfitta della guerriglia del partito armato delle “Tigri Tamil” nel maggio del 2009 . Il paradosso è che Sirisena, acerrimo nemico dei Rajapaksa e uomo dello Sri Lanka Freedom Party (Slfp) – un partito fondato dal socialista Solomon Bandaranaike – ha poi cambiato bandiera durante il suo quinquennato: scegliendo proprio il vecchio Mahinda come premier con cui sostituire l’attuale – Ranil Wickremesinghe - che poi l’ebbe vinta per decisione della Corte suprema. Sirisena si dice neutrale ma il suo partito appoggia di fatto Gotayaba del quale già si sa che come premier vorrebbe suo fratello Mahinda. I due, che pure vengono in origine dallo Slfp, sono ora nello Sri Lanka Podujana Peramunama (o Sri Lanka People’s Front): rappresentano l’ala più nazionalista e identitaria singalese-buddista dello schieramento.
In questo quadro confuso di amici-nemici, con sullo sfondo il rapporto complesso con la Cina (di cui i fratelli Rajapaksa sono gran fautori) e con l’India e gli Stati Uniti (che videro con favore la vittoria di Sirirsena nel 2015 proprio sperando di scalzare l’influenza di Pechino), anche l’altro candidato che potrebbe essere letto superando il 50% dei voti è una vecchia conoscenza dell’establishment srilankese. Si chiama Sajith Premadasa, classe 1967, del United National party (Unp), partito liberal conservatore che ha avuto, col fratello di Sajiit - Ranasinghe Premadasa – un premier e un presidente fino al 1993 quando Ranasinghe fu ucciso dalle Tigri. Adesso l’Unp ha il premier Ranil Wickremesinghe che già abbiamo ricordato essere detestato sia da Sirisena sia dai Rajapaksa. Ma anche Sanjit, se eletto, potrebbe cambiare cavallo. Anche se comunque il presidente, cui spetta la nomina del premier, dovrà pur sempre aspettare le parlamentari del prossimo febbraio.
Intanto, in un Paese semi presidenzialista, vincere lo scranno più alto è importante. Se lo vince Gotayaba, col beneplacito di Sirisena e l’ombra del fratello alle spalle, cambierà completamente il quadro politico e la famiglia Rajapaksa tornerà a regnare, al netto delle accuse di nepotismo, corruzione e violazione dei diritti umani di cui han fatto scorta in questi anni. Se invece la vittoria andrà a Sanjit, che sembra meno propenso di loro a cavalcare la bandiera identitaria, rafforzerà l’Unp aiutandolo a vincere anche le elezioni politiche. Sullo sfondo resta la tensione nei rapporti internazionali: con un vicino potente come l’India che ha sempre considerato Colombo una sorta di provincia d’oltremare e un lontano competitor – la Cina – che ha nella “lacrima dell’Ocenao indiano” una delle gemme della sua “collana di perle”, la Via della seta per via marittima che passa proprio da Sri Lanka.
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