Mentre faccio gli auguri ad Andrea Fabozzi per la nuova direzione de il manifesto, saluto con affetto
quella uscente di Norma Rangeri e di Tommaso Di Francesco, che hanno incarnato forse il periodo più attivo della mia ormai trentennale collaborazione col giornale sul quale uscì il mio primo articolo quando avevamo appena fondato “Lettera22”, un’associazione, come il manifesto, dalla parte del torto anche se con vent’anni di storia in meno. Per evitare le retorica, sempre in agguato nelle celebrazioni anche minime, mi piace però ricordare come sia stato proprio il manifesto a levarmi dalle secche in cui il fallimento dell’Avanti! mi aveva trascinato, primo giornale italiano ad annunciare la crisi dell’editoria cartacea che si sommava alla burrasca in cui Tangentopoli lo stava affogando.
Avevo conosciuto Tommaso nella storica sede di via Tomacelli, sede allora di entrambi i quotidiani, perché ci scambiavamo le agenzie. E così quella casuale frequentazione professionale, alternata a brevi conversazioni, si era dimostrata la via per arrivare al giornale per cui sempre mi sarebbe piaciuto scrivere. Temevo che il mio passato all’Avanti mi avrebbe penalizzato ma Tommaso non ne fece neppure parola. Da allora son passati trent’anni che sembrano ieri e il manifesto, se invecchiano i suoi direttori e i suoi collaboratori, è ancora lì. Resto in quest’alveo libertario che mi ha insegnato e non mescolare i fatti con le opinioni ma a mischiarli col senso critico. Condimento che non può mai mancare.
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