Erano stipati
come polli di batteria in una vecchia concessionaria di auto di
Gorizia gli oltre un cento di migranti afgani e pachistani che sono
stati trasferiti con un blitz ieri mattina alla volta di Milano, dove
la prefettura avrebbe trovato un rimedio forse più consono per gente
in fuga dalla guerra.
Se
qualcosa si è mosso in queste ore nella rimessa che abbiamo
visitato alla viglia del blitz (gli afgani erano lì dal 23 ottobre
dopo mesi di un'emergenza che li ha visti accampati prima in una
tendopoli e ancor prima lungo l'Isonzo) il merito è forse della
Caritas locale e del prefetto di Gorizia. Quest'ultimo infatti ha
pensato bene di uscirsene con una di quelle frasi che hanno ormai una
lunga tradizione nel nostro Paese: «Questi
non son profughi – ha detto Vittorio Zappalorto rappresentante di
Alfano nella città friulana –
sono semplicemente furbi. E la commissione territoriale per
richiedenti protezione internazionale dovrebbe capire una volta per
tutte il gioco che stanno facendo. Eviterebbe anche di far spendere
un sacco di soldi».