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giovedì 26 giugno 2008

LA CALMA, I MANGHI E LA TEMPESTA

Kabul – Vista dall’alto della Ko-Televisiun - la montagna della televisione, per via delle centinaia di antenne che ne affollano la cima - sembra proprio tranquilla in questi giorni la capitale dell’Afghanistan. Per molti e’ solo la calma che prepara l’ennesima tempesta, ossia l’ennesimo attacco kamikaze, l’ultimo dei quali e’ di un paio di settimane fa. Ma vista dal monte che separa in due questa citta’ dove le casupole di fango e paglia ocra abbarbicate alla montagna sembrano, dall’alto, ordinati quartierini tradizionali dipinti dalla mano di un oculato urbanista, oggi Kabul sembra davvero un posto tranquillo. A parte il traffico disordinato, i cantieri in perenne ebollizione e i grattacieli vetro-cemento che crescono a vista d’occhio - lievitati con chissa’ quali capitali -, la quasi totale scomparsa dei blindati dell’Ifor, la forza multinazionale di 70mila uomini che presidia, qui e la’ il paese e il cui comando in citta’ e’ affidato agli italiani, da’ un senso di sollievo.
Il cosidetto passaggio di mano, l’ afganizzazione del conflitto, e’ gia’ dunque cominciato e, almeno in citta’, la presenza straniera appare piu’ discreta. Dicono che lo stesso Karzai abbia ripetutamente chiesto di rimuovere, almeno in parte, quella marea di cavalli di frisia, blocchi di cemento precompresso, sbarre di ferro e sacchetti di sabbia che, da tre-quattro anni a questa parte, sono diventati il grande business di una citta’ blindata e, fino a ieri, attraversata a velocita’ sostenuta – e francamnente odiosa – da colonne di blindati e scorte oggi sostituite da meno appariscenti, almeno a colpo d’occhio, auto blindate ma dall’aspetto civile. Se non fosse per le antenne radio o per quelle che servono a disinnescare le rudimentali tecnologie con cui i talebani fanno saltare ordigni telecomandati. Fan da contraltare centinaia di banchetti con succulenti meloni e cassette di manghi giallo intenso dal sapore delicato. Ma questa, certo, e’ forse solo apparenza...(segue)

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