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venerdì 27 giugno 2008

NOTIZIE DAL FRONTE

Kabul - A leggere i bollettini militari e le pur scearne notizie dal fronte, dove ormai i giornalisti occidentali sono praticamente assenti non fosse per qualche osservatore rigorosamente embedded, l’offensiva di primavera, scattata con ritardo, e’ in pieno svolgimento. I talebani sembrano metterla in atto con un cambiamento di strategia. Spostano il fronte rapidamente, forse per confondere il nemico. Mentre all’estero i padrini dell’Afghanistan si affannano con dichiarazioni tese soprattutto a calmare i bollenti spiriti tra Kabul e Islamabad, le cui relazioni non sono mai state tanto tese, l’ultima settimana ha registrato una sequela di azioni della guerriglia seguite da altrettanti bombardamenti. Il bilancio, come sempre difficilmente attendibile, parla di qualcosa come un centinaio di guerriglieri uccisi ma, nelle more di nozioni piu’ precise, e’ interessante la mappa insurrezionale. Non e’ infatti solo a Sud, nella provincia di Kandahar o nel riottoso Helmand, che la stagione e’ infuocata.
La Xinhua, l’agenzia di stato cinese che ieri ha compilato un riepilogo delle vicende militari (la presenza cinese qui e’ sempre piu’ evidente, anche nell’informazione), ha tracciato un percorso che, dal Sud, si e’ spostato verso il centro-Est, nelle province orientali di Paktika (nei distretti di Bermal e Gomal), nella zona di Wardak – settanta chilometri a sudovest della capitale - e nel vicinissmo distretto di Surobi, nel lato oirientale della stessa provincia di Kabul. Surobi ci interessa perche’ e’ zona sotto controllo italiano: vi ha perso la vita, in febbraio, il maresciallo Giovanni Pezzulo. In questa zona diverse formazioni controllano interi villaggi. Di giorno se ne riparano in montagna ma di notte scendono per attaccare le guarnigioni di esercito e polizia afgani. Sinora le richieste d’auto sono state onorate solo dagli angloamericani ma forse in futuro, essendosi ridotto il tempo necessario per una risposta da Roma, le nostre brigate potrebbero rispondere alla richiesta di soccorso. Territorio caldo. Talebani? Puo’ darsi, ma anche gruppi a geometria variabile diretti da quel Gulbuddin Hekmatyar che si favella sia stato ferito in un recente raid aereo americano.
In realta’ si continua a dire, qui a Kabul, che il vecchio signore della guerra pashtun sta negoziando sotto traccia con Karzai che in questo momento e’ in cerca disperata di alleanze. Il presidente e’ sotto tiro soprattutto da parte di quel Fronte unito nazionale (Jabhe-ye-Motahed-i-Milli) con cui si e’ rivitalizzata l’ex Alleanza del Nord e dove all’attuale capo di stato si oppone l’ex presidente mujaheddin Rabbani, islamista della prima ora.
Ma in questa guerra confusa e dilatata su molti fronti, le alleanze sono come sempre lasche. E se dunque c’e’ da combattere, specie se si tratta di forze angloamericane, anche gli uomini di Gulbuddin, chissa’ poi quanto fedeli al leader pashtun, una mano ai talebani non la negherebbero. Aprendo appunto altri fronti, piu’ vicini alla capitale.
Ieri pero’ e’ stata una giornata tranquilla e non solo a Kabul. Unica notizia di rilievo, il licenziamento in tronco del capo della polizia di Kandahar, responsabile di una negligenza che ha fatto evadere un migliaio di prigionieri dal carcere della citta’ tra cui circa quattrocento talebani. A ridosso di quella fuga e’ iniziata un’offensiva proprio nell’area a Nord di Kandahar. Anche le autorita’ militari americane comunque concordano sul fatto che gli attacchi nell’Est sono aumentati del 40% rispetto all’anno scorso. Oltre un centinaio di soldati delle forze multinazionali sono morti dall’inizio dell’anno e almeno 36 nel solo mese di giugno, un bilancio che supera, almeno in questo mese, i numeri dell’Iraq (23).
Ma l’altro fronte caldo e’ quello politico tra Pakistan e Afghanistan: a rincarare la dose, dopo le accuse sugli sconfinamenti e il diritto all’autodifesa dell’una o l’altra parte, il capo dell’intelligence afgana Amrullah Saleh (che i lettori italiani conscono bene per l’arresto di Rahmatullah Hanefi di Emergency) aveva detto che dietro all’attentato a Karzai di aprile c’erano stati contatti telefonici col Pakistan. Il portavoce presidenziale Humayun Hamidzada ha aggiunto martedi scorso che la mano di un’intelligence straniera sarebbe "chiaramente coinvolta" mentre il portavoce di Saleh, Saeed Ansari, si e’ affrettato a spiegare che si tratterebbe proprio dell’Isi pachistana. Islamabad ha reagito con estrema durezza.

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