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sabato 4 ottobre 2008
ITALIA RAZZISTA? SICURAMENTE INDIFFERENTE
Riflessioni (amare) a margine della manifestazione oggi a Roma contro il razzismo
Sarà che sono appena tornato da un viaggio all'estero e, dopo i recenti fatti di cronaca, non sono stato a pormi molte domande. Ma mi era sembrata quasi una necessità civile, un imperativo civico, un dovere etico partecipare alla manifestazione contro il razzismo che si è svolta oggi a Roma. Non mi sono chiesto chi l'avesse organizzato. Ho solo sentito l'impulso di andare anch'io per strada. So che non sono le manifestazioni che cambiano la realtà delle cose, ma so anche che certi gesti sono importanti e, per quanto poco possano valere, dimostrano che esiste una reazione.
Quel che accade nel mio paese mi preoccupa. Lo vivo con un sentimento di cupa tristezza interiore che però non voglio si trasformi in accettazione supina. Uccidono un ragazzo nero a Milano, poi ne fan fuori diversi altri a Castelvolturno e poi giù, a precipizio, picchiano un cinese, un altro nero e così via. Uno al giorno, come fosse ormai un esercizio di matematica quotidiana. Ma in che razza di paese vivo? Sarà un fenomeno passeggero o un campanello di allarme? E intanto quei poveri disgraziati uccisi o picchiati a sangue? Ecco, mi dico, vado in piazza a far sentire la mia voce, a dire che questa Italia non mi va e a scusarmi. Mi aspettavo di trovare tanta gente. Mi aspettavo che un'indignazione generale avesse contagiato centinaia di migliaia di altre persone e invece....
Gli organizzatori dicono che eravamo in 15-20mila. Con il beneficio ideologico e la considerazione che il tempo è stato malandrino, diciamo che eravamo 10mila. Ma la valutazione che abbiamo fatto in piazza coi pochi amici presenti è che eravamo 5-6mila. Pochi? Pochissimi, tanto da provar vergogna.
Risalgo il corteo. Vedo quelli dell'Associazione antirazzista interetnica 3 Febbraio che sono in testa e ballano e cantano. Ma gridano anche slogan molto duri, pur se molto civili. Se la prendono con Maroni e Berlusconi, ma anche con Veltroni e Bertinotti. Non han tutti i torti. Penso che se la dovrebbero prendere anche con me per il solo fatto che consento che nel mio paese si dia fuoco alle baracche dei rom e che si picchi qualcuno per il colore della sua pelle. Più su c'è il gruppo di Emergency: striscione e parecchia gente dietro. C'è anche il suo presidente, Garbagnati, che è una brava persona e che è venuto da Milano. Poi c'è il Partito umanista, gli anarco-comunisti, quelli della “Kronstadt”e alla fine un manipolo di partitini comunisti trozkisti con parole d'ordine d'antan, alcune delle quali avevo dimenticato, che suonano proprio come slogan del secolo scorso. Ma, tanto di cappello! Sono lì come me e ci devono aver messo anche dei soldi per il palco e tutto il resto.
Compro un libro che non leggerò per sei euro. Noto che ci son tanti studenti ma nessuno striscione dell'Università. Poche le bandiere della pace. Nessun gonfalone. Manco un sindacalista. Vedo però uno striscione di Rifondazione: è scritto a pennarello “Prc Roma”, ma certo Rifondazione non fa una gran figura. Ci son quindici persone che si giustificano: “Gli altri son nel corteo sparsi nelle varie associazioni...”. A bhe.
Agguerriti son quelli della Garbatella, un comitato antirazzista molto corposo. E poi tanti altri, sigle e siglette che non conosco. Ah, dimenticavo. C'è un mucchio di bandiere di “Socialismo Rivoluzionario”, il gruppo che ha organizzato la manifestazione. Lo apprendo solo alla fine, quando stanno per dar via al concerto e dal palco fanno riferimento a un appello che è partito da loro. E allora capisco tante cose.
Mi è venuto il magone a risalire quel corteo facendo la conta. La testa, con un manipolo di simil black panther che cantano e ballano, riempiva di energia e simpatia. Man man che si risaliva per arrivare poi alla fine del corteo, dove i trozkisti chiudevano la magra sfilata, mi si riempiva il cuore di tristezza. E' che in Italia – e credo che fosse necessario manifestare subito contro questo razzismo che ormai non è più nemmeno strisciante – se una cosa giusta e importante non la organizzo io, bhe allora non ci vado. Si dirà: ma le manifestazioni bisogna organizzarle in tanti, negoziare. Eh si, è vero, è una vecchia regola della politica. Una regola giusta. Ma se nessuno fa nulla? Se l'indignazione passa solo per la copertina de “il manifesto” o per un articolo in prima su "Repubblica" di Gad Lerner? Allora ecco, mi dico, se ai “Socialisti rivoluzionari” gli viene in mente una sana idea – dimostrare che in Italia ci sono molti anti razzisti – perché non dovrei andare? Perché non la penso come loro? Perché ho dei dubbi sulla rivoluzione permanente? Perché non han chiamato questo o quello per mettersi d'accordo (e magari ci han provato)?
Non ho visto in quella piazza nemmeno un leader politico o un deputato. Neanche il mio amico Jean Leonard Touadì che è l'unico parlamentare di colore della legislatura. Non ho visto nemmeno tanti giornalisti o le televisioni come mi sarei aspettato ( ma non esiste un dovere oltre che un diritto di cronaca?). E, della gente nota che conosco, ho veduto soltanto il direttore di “Liberazione”, Piero Sansonetti, che forse – chissà - non era lì solo per lavoro.
Io ero lì come cittadino. Né con i socialisti, né con i trozkisti e neppure con Emergency o gli umanisti ma – quello si – assieme a tutti coloro che oggi han pensato che fosse importante rispondere subito che in Italia non siam mica razzisti. No, non siamo razzisti. Siamo indifferenti. Oppure siamo indifferenti al richiamo che non viene dal nostro nido: “E no sai il partito non ci va, al sindacato dicono che.....”.
Bhe io sono andato. E sono contento di averlo fatto.
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2 commenti:
Facciamo conto che sia una conversazione tra amici, e che non ce la cantiamo e suoniamo da soli. Hai centrato il punto: paese razzista? Non so. Indifferente, di certo. E se un paese è indifferente è anche, per proprietà transitiva, anche razzista in maniera passiva. Non voglio fare paragoni storici, anche se la storia è la mia passione e il perno su cui fonda la mia formazione adulta. Ma l'indifferenza e il razzismo passivo sono stati l'humus su cui sono cresciute non solo dittature, ma egemonie culturali e comportamenti sociali diffusia interi popoli...
La tua tristezza interiore, caro Manu, è un sentimento purtroppo comune e condiviso. Che affidiamo alle pagine dei nostri diari virtuali, sperando abbiamo più diffusione dei nostri vecchi tazebao.
Caro Emanuele,dopo le tue amare considerazioni il mio pensiero è andato alle scuole italiane e alla rilevante presenza nelle sue classi di bambini stranieri e mi sono chiesta: ma che fine fanno tutti quei progetti scolastici sull’integrazione? Progetti appoggiati da quel tale ministro, che naturalmente non è sceso in piazza e nell’agenda politica di tanti …..
Ripenso con amarezza anche a tutti quei pomeriggi trascorsi nelle strutture scolastiche ad ascoltare fiumi di parole di docenti sul valore aggiunto delle classi multi-etniche …. Bla …bla …bla . ..perché è importante qua …perché è importante là …..
Che tristezza davanti a tante parole vuote, ai soldi buttati e soprattutto alla vergogna che dobbiamo provare nei confronti dei nostri figli che sentono e vedono notizie di cronaca che sono l’esatto opposto di quello che loro ogni giorno realizzano in classe con naturalezza e senza alcuna difficoltà…..
Siamo d’accordo loro cresceranno, il seme buono sarà stato piantato ma è innegabile pensare che potrebbero vivere paure legate a questa corrente xenofoba e che li spingerebbe ad allontanarli dall’amico d’infanzia, quello con il quale dividevano la merenda nell’ora di ricreazione…..
Hai ragione è veramente triste ed amaro assistere a tutto quello che succede....e questa passività è un fardello sempre più pesante....
Ivonne Citarella
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