Alla fine ce l'hanno fatta. Anche se ci son voluti quattro anni da quando si chiamava CIRE (“Comitato italiano per la risposta alle emergenze”) e a prezzo di qualche controversia (segnatamente con l'aggregazione “Italia Aiuta” ora confluita).
“Agire”, debutto ufficiale nel novembre 2007 con l'emergenza Bangladesh, è cresciuta, conta una formazione di dodici organizzazioni non governative e domani firmerà un accordo con la Rai per diffondere i suoi appelli in caso di catastrofe umanitaria. E, forte di un accordo con i gestori della telefonia, raccoglierà i fondi per le emergenze dando finalmente al contribuente l'idea esatta di dove vanno a finire i suoi soldi.
Agire raggruppa diverse Ong e pare aver superato la diatriba tra quelle internazionali e quelle locali, spartiacque che ha finito per nuocere nel tempo al fronte non governativo italiano (dove da qualche anno sono sbarcate le grandi holding dell'umanitario internazionale). L'idea è quella di fare come nel regno Unito o in Svizzera che questo cartello fra Ong lo conoscono da anni e dove le Ong si presentano compatte quand'è il momento di “agire” Adesso esiste anche in Italia e probabilmente farà da polo di aggregazione (Agire sta corteggiando la Caritas che è ad esempio presente nel cartello britannico)
L’idea iniziale è venuta nel 2005 a un gruppo di Ong italiane storiche italiane (Cisp, Coopi, Mlal, Ics) e a un paio di colossi internazionali (ActionAid, Save the Children). Ma c'è voluto il suo tempo. E soprattutto la confluenza di un altro cartello – Italia Aiuta – che ne raccoglieva altre di chiara ispirazione nazionale. Interlocuzione obbligata con il ministero degli Esteri (rappresentato domani da Elisabetta Belloni) e la Protezione civile (Agostino Miozzo), ormai attore di cooperazione internazionale.
L'augurio sottinteso è che un po' di chiarezza non guasterà e che forse la nascita di Agire potrà evitare le ombre che si diffusero sovrane all'epoca dello tsunami, quando si assistette a una raccolta fondi promossa dalla Protezione civile con conseguente irritazione del ministero degli Esteri, quello tradizionalmente deputato a gestire i quattrini per le emergenze. Ma fu un segnale importante che scosse l'intero mondo non governativo. Ora forse le cose andranno meglio e se effettivamente la televisione ci mette un po' di attenzione e, in futuro, anche i giornali (che di solito si accodano al magico schermo), uno saprà come e per chi aprire il portafoglio. Meglio tardi che mai.
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