L'esplosione ha coinvolto solo il primo mezzo, quello su cui viaggiava Di Lisio assieme ad altri tre parà rimasti feriti ma fuori pericolo. Per Di Lisio invece, la corsa fino all'ospedale non è servita a nulla. La colonna coinvolta nell'attacco era diretta a una caserma afgana a Farah dopo che un rinforzo era stato chiesto dagli afgani per poter terminare i lavori di costruzione della struttura. Secondo il capo di stato maggiore della missione multinazionale Nato Isaf, il generale Marco Bertolini. L'attentato non era mirato contro unità italiane in quanto tali, ma contro Forze Nato in generale, come dimostrerebbero le numerose perdite subite da altri contingenti negli ultimi giorni, con specifico riferimento alla vicina provincia di Helmand. Può darsi che Bertolini abbia ragione e, in affetti, se gli afgani devono parlare male di qualcuno, la croce la buttano addosso sempre ad americani ne britannici, soprattutto per gli effetti dei bombardamenti e delle vittime civili che ne conseguono. Ma la consolazione è magra. La guerra è la stessa e la differenza troppo sottile. E ciò che appare a noi un'importante differenza, agli afgani sfugge spesso totalmente.
Il nodo vero resta la guerra e un'escalation che, piu' che per numero di vittime, sembra finita negli incubi dei parlamenti di mezzo mondo per lo stillicidio temporale. Quanto tempo ancora in Afghanistan? Se lo chiedono canadesi e britannici e persino gli americani. Anche i democratici, compagni di partito di Obama che fanno pressing sul presidente.
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