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giovedì 27 agosto 2009

KARZAI IN VANTAGGIO E BUFERA SULL'ESERCITO USA


Non si placano in Afghanistan le polemiche nel giorno in cui, dopo l'annuncio martedi dei primi risultati parziali, la Commissione elettorale, con il 17% delle schede scrutinate, rilascia, col contagocce, nuovi dati parziali che confermano il successo annunciato del presidente uscente Hamid Karzai (45%), avanti quasi dieci punti percentuali rispetto al suo principale sfidante, l'ex ministro degli Esteri, Abdullah Abdullah. Ma alla polemica politica tra gli sfidanti – i reclami hanno superato quota 1.500 la metà dei quali presentati da Abdullah mentre Ramazan Bashardost, il concorrente in terza posizione critica il sistema di rilasciare dati senza aspettare i le evidenze dei reclami – se ne aggiunge un'altra che riguarda i giornalisti “embedded” col contingente americano. Cui si aggiunge il “mistero” sulla strage di martedi a Kandahar che, attribuita dalla Nato ai talebani, è stata smentita seccamente da un portavoce che sostiene che i guerriglieri sono estranei all'autobomba che, nel centro della città, ha ucciso oltre quaranta persone.
Tutta occidentale invece la polemica sui giornalisti. Come riferisce l'agenzia Aki, una dura denuncia della Federazione internazionale dei giornalisti (Ifj) sostiene che i militari americani praticano un vero e proprio esame per verificare l'atteggiamento dei cronisti verso i soldati Usa impegnati in Afghanistan riservandosi il diritto di escluderli. Secondo l'Ifj, il Pentagono ha ingaggiato una società di pubbliche relazioni, The Rendon Group, con l'incarico di esaminare i giornalisti che chiedono di accompagnare le missioni militari per verificare poi come i loro servizi raccontino quanto hanno visto e come dipingano l'esercito.
Il paradosso è che la denuncia è partita proprio da una nota testata di notizie militari, l'americana “Stars and Stripes” che per prima ha rivelato della Rendon Group, società che, prima dell'invasione Usa dell'Irak, aiutò la creazione del Congresso Nazionale iracheno, il gruppo di opposizione a Saddam Hussein che fu poi accusato di aver diffuso false informazioni sul presunto programma nucleare iracheno. Inoltre la rivista ha denunciato che due mesi fa alti ufficiali dell'esercito Usa impedirono a un suo reporter l'inquadramento in un'unità in Irak perché si era rifiutato di sottolineare le buone notizie propagandate dai militari.
La denuncia di Ifj ha trovato eco anche tra i suoi affiliati negli Stati uniti tra cui l'American Federation of Radio and Television Artists la cui presidente Roberta Reardon ha detto che “molti americani si basano su un'informazione neutrale per capire che cosa stia accadendo nel mondo e per poter prendere decisioni cruciali. Se i militari approvano solo alcuni giornalisti, in modo che questi preparino servizi secondo un preciso punto di vista, le nostre decisioni non possono esser prese in modo indipendente o libero e questo mette in pericolo la democrazia». L'Ifj ha anche reso noto che la recente fusione tra il lavoro di pubbliche relazioni Usa e quello Nato a Kabul ha creato un'unica fonte di informazione per i media e per gestire tutte le richieste dei giornalisti che chiedono di essere embedded.

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